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Stefania Tansini - "Tu non mi perderai mai" foto di Andrea Macchia

Il passo invisibile: la trasmissione del gesto in Raffaella Giordano. Un’inchiesta #1

di Agnese Doria

Il processo artistico che si accende nell’incontro con un maestro o una maestra è qualcosa che afferisce più a percezioni sottili che a metodologie o didattiche strettamente intese. La questione della trasmissione, cioè, implica un’operazione su più livelli, che hanno a che fare tanto con il corpo e la corporeità quanto con la creazione di un vocabolario coreutico condiviso di gesti e di “informazioni” sensibili, i quali a loro volta vengono costantemente rinegoziati e “ri-tradotti” attraverso le specificità di chi li riceve e apprende.

Quella che segue è la prima uscita di un’inchiesta che desidera calare tali interrogativi nell’esperienza artistica e umana di Raffaella Giordano – danzatrice, autrice e coreografa attiva nel panorama italiano e internazionale dagli anni 80, tra i fondatori di Sosta Palmizi – raccontata dalla viva voce di chi ha avuto la fortuna di incontrarla nel proprio percorso.

Abbiamo raggiunto e intervistato Aline Nari, Annamaria Ajmone, Barbara Binelli, Doriana Crema e Stefania Tansini, cinque danzatrici, autrici e studiose dalle biografie artistiche diverse che si sono imbattute nel lavoro della coreografa torinese in momenti diversi del proprio cammino.

Senza fare sintesi dei loro pensieri, restituiamo l’intensità luminosa di un intreccio di prospettive, che nella polifonia e nella pluralità delle voci potesse anche solo minimamente rendere la ricchezza e la complessità di un incontro con una Maestra della danza contemporanea italiana e non solo.

Questa inchiesta esce a ridosso del convegno “Danze (non) perdute” a cura di Elena Cervellati e Elena Randi per La Soffitta 2025 programmato per il 16 e 17 ottobre e dello spettacolo Tu non mi perderai mai in scena all’Arena del Sole il 18 e 19 ottobre.

PARLAMI DI QUANDO…

L’incontro con l’arte e la coreografia di Raffaella Giordano rappresenta un ricordo indelebile. L’istantanea di quei momenti è lo scrigno che custodisce gelosamente sensazioni di spiazzamento, come quando ci troviamo di fronte a qualcosa di nuovo, qualcosa di mai visto prima.

Doriana Crema: La prima volta che ho visto Raffaella Giordano, senza sapere che fosse lei, l’ho vista al Big Nephenta, una discoteca storica di Torino, al concerto dei Manhattan Transfer. Sotto al palco c’erano questi cinque matti che ballavano in modo così diverso da quello che conoscevo, solo in un secondo momento ho scoperto che erano i Sosta Palmizi.

Guardavo Raffaella e pensavo: ma questa è fuori…. completamente fuori dagli schemi.

Quell’incontro aveva catturato la mia curiosità, volevo conoscerla.

Annamaria Ajmone: Ho incontrato l’arte di Raffaella vedendola al CRT a Milano, probabilmente vidi Tu non mi perderai mai, ma avevo già guardato Quore in VHS. La sua danza mi sconvolse, anche perchè al tempo avevo come riferimento la danza di Wim Vandekeybus e dei coreografi del nord Europa. Ma che cos’è? mi domandai, riconoscendo però che mi piaceva.

Aline Nari: Ho visto Raffaella danzare per la prima volta nel 1994 quando fu invitata a Genova al Teatro della Tosse, nell’ambito della rassegna “La danza e le arti”. In quell’occasione vidi L’azzurro necessario di Raffaella Giordano e Balocco di Giorgio Rossi, due assoli. Mi piacquero tanto entrambi, ma vedendo l’assolo di Raffaella alla fine dello spettacolo ebbi la sensazione di aver danzato io, una sensazione fortissima, ero esausta nel corpo…. conservo gelosamente questo ricordo tutt’oggi.

“Quore” foto di Laurent Lafolie, per gentile concessione di Raffaella Giordano

NON CAPIRE EPPURE SEGUIRE

Il linguaggio, le parole, il vocabolario e la grammatica che Raffaella Giordano usa (tanto in fase di creazione quanto di trasmissione) per nominare il corpo-mondo in relazione ai mondi possibili è un’esperienza dentro all’esperienza corporea. Il territorio del “non capire” fa capolino in diverse testimonianze che hanno convissuto con lo smarrimento con fiducia, intendendolo come un tassello fondante del percorso di formazione. Senza paura.

Annamaria Ajmone: Iniziai a seguirla nei suoi seminari. Mi sentivo sbagliata: ero piena di energia, straripante, avevo voglia di muovermi, di scoppiare, non riuscivo ancora a canalizzare le energie, ero di sicuro la peggiore della classe, non la capivo ma seguivo, la seguivo.

Mi ricordo che ci fece fare una danza, la danza del cuore, difficilissima perché non si poteva fare niente ed è difficilissimo non fare niente! Soprattutto quando non “sai” che quel “niente” è tantissimo: un altro genere di potenza.

Doriana Crema: Nei primi laboratori con Raffaella non capivo niente. Non capivo cosa volesse, cosa chiedesse: ero smarrita. Questo smarrimento mi affascinava molto, ho dato fiducia a quel territorio e alla relazione con Raffaella. Ho impiegato molto a comprendere. Non a capire, ma a cum-prendere, cosa che implica un approdare all’intelletto ma passando attraverso il corpo. Nessuna parola detta da Raffaella era scontata e ogni parola poteva significare tante cose. Cruciali erano i momenti di scambio in cerchio alla fine della giornata di lavoro: lei riusciva sempre ad andare oltre a quello che potevo rilevare io, indicandomi così una vastità di visione che a volte è anche complessa da gestire perchè non la puoi contenere tutta. Se ci cerca di fare sintesi si rischia di sminuire, per fortuna che esiste ancora chi pratica un linguaggio poetico capace di sfondare confini, capace altresì di far evolvere chi lo ascolta proprio in virtù della sua natura indefinibile, inafferrabile che interroga e scandaglia le tante possibilità dell’esistenza.

ESPLORARE PER R-ESISTERE

La pratica della Giordano abbandona la classica dimensione dicotomica (e tutta occidentale) che vede il corpo separato dal pensiero, le viscere dalle emozioni. E in questo superamento, in questo “andare oltre”, c’è tutta la possibilità dell’attraversamento di limiti e convenzioni, della liberazione da schemi a volte percepiti come vincoli restrittivi. La conoscenza “totale” diventa l’occasione per esplorare se stessi e l’umanità nella sua ricchezza.

Barbara Binelli: Sono arrivata da Raffaella mossa da curiosità e da una ricerca di integrazione della dimensione somatica agli studi filosofici e alla mia professione. La danza è stata da sempre una passione, molti amici danzatori mi parlavano di lei e di quanto fosse fondativo e dirimente il suo insegnamento. E poi l’incontro si è concretizzato intorno ai 40 anni. Il mio percorso fino ad allora aveva abbracciato la filosofia, la formazione agli adulti, l’Hara Yoga e la Danza sensibile®. L’incontro con queste pratiche somatiche e soprattutto quello con Raffaella mi ha consentito sempre più di ridurre la scissione tra corpo e pensiero, tra riflessione e gesto poetico, aspetti che prima forse consideravo come dicotomici della persona.

Doriana Crema: Anni dopo ho iniziato a seguire i suoi seminari fino a quando mi vide in una performance, mi chiamò per fare parte di Quore. Pensai avesse coinvolto “gli scarti”, io per prima non mi sono mai sentita una danzatrice, piuttosto una persona curiosa, desiderosa di “andare oltre”, e in Raffaella ho trovato esattamente questo: un modo diverso di intendere la danza rispetto a quello che avevo incontrato fino ad allora nelle scuole, dove tutto stava dentro a uno schema. Con Raffaella lo schema si sfrangia e in questa possibilità di deragliamento ho trovato uno spazio di fiducia nel mio sentire, nella mia visione, l’occasione per una nuova apertura, anche giocosa, a qualcosa di sconosciuto.

Aline Nari: Il mio desiderio era enorme e autentico e dunque capace di aprire tutte le porte. Successivamente sono anche subentrati momenti di fatica poiché è un lavoro, quello con Raffaella, che ti pone davanti ai tuoi limiti. Sono sicura che le persone che hanno lavorato con Raffaella sono state in grado di gestire perfettamente da un lato l’apertura, dall’altro il saper tornare a sé. Proprio perchè è una pratica dalla profondità abissale che sa toccare corde profonde non è sempre facile, però c’è sempre stato grande affetto e rispetto. Eravamo tutte mosse dal grande desiderio per qualcosa che andava al di là di quello che stavamo facendo, un desiderio di esplorazione della ricchezza umana.

Barbara Binelli: Raffaella rappresenta l’incontro con una grande pedagoga, poiché in lei si unisce una dimensione alta della riflessione a una grande esperienza e conoscenza della materia corporea e dei sentieri che portano alla scrittura, alla creazione. Grazie alla sua capacità di dare senso e di dare valore all’espressione, ho vissuto l’evidenza di come psiche e corpo convivano, alimentandosi a vicenda, e come l’interrogazione filosofica possa essere un grande motore della ricerca artistica.

Leggi gli altri due contributi dell’inchiesta a cura di Agnese Doria:

Il passo invisibile: la trasmissione del gesto in Raffaella Giordano. Un’inchiesta #2

Il passo invisibile: la trasmissione del gesto in Raffaella Giordano. Un’inchiesta #3

Biografie delle intervistate

Doriana Crema è formatrice, coreografa, counselor ad orientamento psicosintetico. Unisce le sue competenze verso una visione evolutiva dell’essere umano. Si forma come danzatrice presso il Teatro Nuovo di Torino con Carla Perotti, come operatore nel campo dell’espressione corporea con Anna Sagna presso la scuola di danza Bella Hutter, approfondisce la sua formazione in danza contemporanea con Raffaella Giordano, segue il processo di formazione in danza sensibile con Claude Coldy. Per vent’anni è formatrice nei laboratori di espressione corporea con bambini e insegnanti presso diverse direzioni didattiche nella città di Torino e Strasburgo. Crea insieme a Rita Fabris, nel 2016 il percorso di formazione Danzatori di Comunità. Accompagna artisti singoli e compagnie di danza nei processi creativi.

Annamaria Ajmone è danzatrice e coreografa. Laureata in Lettere Moderne presso l’Università Statale di Milano, si diploma come danzatrice presso la Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi di Milano. Conclusasi la sua formazione alla Paolo Grassi, attorno ai 24/25 anni ha proseguito la traiettoria della formazione andando a cercare in luoghi “resistenti” ciò che non sapeva di cercare e trovando nell’incontro con Raffaella Giordano alla Fratta Santa Caterina (Cortona, AR), una “formazione ribelle” che è riuscita a convocarla e a far risuonare parti di lei che ancora oggi si scongelano e affiorano nella sua autorialità e non solo.

Aline Nari artista della danza e studiosa, lavora nella danza contemporanea, nell’opera lirica e nella prosa in Italia e all’estero dal 1993. Danza per diverse compagnie e tra il 1998 e il 2007 per Sosta Palmizi: con Raffaella Giordano ne La notte trasfigurata; con Giorgio Rossi ne Gli Scordati, E d’accanto mi passano femmine, Lolita, La notte di Federico. Dal 2000 al 2024 firma diversi spettacoli per il pubblico adulto e per le nuove generazioni, caratterizzati da un segno intimo e visionario e dal desiderio di conciliare ricerca e tradizione. PhD in Italianistica, ha insegnato Storia della danza presso l’Università di Pisa, è autrice di pubblicazioni su drammaturgia e danza del XVIII e XX secolo per volumi collettanei e riviste specialistiche. Lavora come formatrice nell’ambito della danza contemporanea e dell’opera lirica in Italia e all’estero. È membro di AIRDanza (Associazione Italiana per la Ricerca sulla Danza) ed ideatrice di Danza in Silenzio, azione di contemplazione danzata.

Barbara Binelli consegue una Laurea in Filosofia Estetica con una tesi a indirizzo fenomenologico rivolta a esplorare la forma di conoscenza cui accediamo attraverso l’esperienza e la percezione dell’opera d’arte. Esperta di sviluppo degli adulti, si forma con il metodo psico-socio-analitico. Gestalt counsellor, coach, collabora con individui, organizzazioni e imprenditori per facilitare l’evoluzione trasformativa del sistema verso modelli di relazione e di azione più consapevoli, funzionali a generare benessere e bellezza. Integra gli studi filosofici con un Master in Neuroscienze, Mindfulness e pratiche contemplative. Ha incontrato la Danza sensibile® con Claude Coldy, divenendo insegnante, e il lavoro con Raffaella Giordano negli anni che vanno dal 2011 al 2017 alla Fratta Santa Caterina (Cortona, AR).

Stefania Tansini è fra le danzatrici e coreografe più stimate della danza contemporanea italiana degli ultimi anni. Vincitrice di diversi premi tra cui il Premio Ubu 2022 come Miglior performer Under35, sviluppa la sua ricerca coreografica da un’indagine materiale e sensoriale sul corpo, quale luogo di trasfigurazione e tensione, tra forma e disfacimento, tra controllo e abbandono, in dialogo costante tra pieno e vuoto. I suoi lavori sono stati presentati in numerosi festival. È sostenuta dalla Fondazione Teatro Grande di Brescia per il triennio 2022-2024 e da Mosaico-Danza/Interplay nel 2024-2026. Collabora con Cindy Van Acker, Motus, Silvia Rampelli e Raffaella Giordano

L'autore

  • Agnese Doria

    Classe 78, veneta di nascita e bolognese d’adozione, si laurea in lettere e filosofia al Dams Teatro e per alcuni anni insegna nelle scuole d'infanzia di Bologna e provincia e lavora a Milano nella redazione di Ubulibri diretta da Franco Quadri. Dal 2007 è giornalista iscritta all’ordine dell’Emilia-Romagna. Ha collaborato con La Repubblica Bologna e l’Unità Emilia-Romagna scrivendo di teatro e con radio Città del Capo.

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