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Corpo alle ombre #1. Mirto Baliani

di Alex Giuzio, Giulia Penta

È riduttivo circoscrivere Mirto Baliani nella sola categoria dei compositori di musica per il teatro. Per inaugurare “Corpo alle ombre”, il ciclo di podcast dedicato ai musicisti di scena a cura di Altre Velocità, abbiamo deciso di iniziare con un artista poliedrico, autore di paesaggi sonori che hanno visto la luce di una vita autonoma al di fuori dello spettacolo teatrale per cui sono stati scritti (è il caso per esempio di T.E.L., spettacolo di Fanny & Alexander di cui Mirto Baliani ha curato le musiche, pubblicato in vinile da Offset Records).

Compositore, fonico, sound designer e dj, da figlio d’arte Mirto Baliani ha sviluppato un proprio peculiare percorso di ricerca nella musica teatrale. La sua pratica compositiva meticolosa, appassionata fino allo sconfinamento nell’ossessione per il dettaglio, lo ha spinto a immergersi nei territori più ancestrali del suono, con uno stile che ricorre spesso a ritmi tribali e con l’utilizzo di campionature di voci e suoni da reconditi a popolari. Proprio il suo interesse per l’esplorazione della genesi della musica stessa ha forse portato Mirto Baliani a realizzare Fuocofatuo, spettacolo firmato assieme a Marco Parollo nel 2012, consistente in una partitura sonora realizzata attraverso teiere, pentole e bollitori che emettevano diverse frequenze a seconda del calore delle piastre elettriche che li stimolava, senza alcuna presenza umana a dirigerle sul palco. A riempire la scena, come unico protagonista, solo il suono e i suoi diversi timbri, in grado di evocare immagini ed emozioni uniche a seconda delle orecchie che si prestavano all’ascolto. Contenitori e utensili per la cottura e l’infusione sono riusciti allora a far accendere un dibattito critico su cosa è o non è teatro, i cui riverberi arrivano ancora oggi quando ci si appresta a discutere di esiti spettacolari come Sonora desert di Muta Imago.

Dal 1997 a oggi, Mirto Baliani ha composto musiche e paesaggi sonori per artisti come Fanny & Alexander, Eugenio Barba e Teatro delle Briciole, oltre ai genitori Marco Baliani e Maria Maglietta, con cui ha iniziato il suo percorso lavorativo nel teatro. Qui di seguito è possibile ascoltare la conversazione che abbiamo avuto in un pomeriggio di agosto, nel quale Mirto racconta il suo particolare modo di comporre musiche per la scena, le origini del suo interesse per il suono e gli artisti che lo hanno più influenzato. Le sue parole sono intervallate dall’ascolto di alcuni suoi brani composti per il teatro.

Credits

Questo articolo fa parte di “Corpo alle ombre“, un ciclo di podcast dedicato ai musicisti di scena, a cura di Alex Giuzio e Giulia Penta, parte del progetto “Turn on your ears” di Altre Velocità, sostenuto dal Ministero della cultura e dalla Regione Emilia-Romagna.

Si ringraziano Mirto Baliani per la concessione dei brani, Riccardo Leotta per la sigla e Pier Carlo Penta per l’assistenza tecnica.

I brani di Mirto Baliani contenuti nel podcast, in ordine di ascolto, sono Pillole (dallo spettacolo T.E.L. di Fanny & Alexander), Rivolta (dallo spettacolo T.E.L. di Fanny & Alexander), Macchina (dallo spettacolo Una giornata qualunque del danzatore Gregorio Samsa di Eugenio Barba), Genesi (dallo spettacolo Suite A – Fuocofatuo di Mirto Baliani e Marco Parollo) e Finale.

È possibile ascoltare i lavori sonori di Mirto Baliani sul sito www.mirtobaliani.com oppure sul suo canale Soundcloud.

Gli autori

  • Alex Giuzio

    Giornalista, si occupa di teatro e di economia ed ecologia legate alle coste e al turismo. Fa parte del gruppo Altre Velocità dal 2012 e collabora con le riviste Gli Asini e Il Mulino. Ha curato e tradotto un'antologia di Antonin Artaud per Edizioni E/O e ha diretto la rassegna biennale di teatro "Drammi collaterali" a Cervia. È autore de "La linea fragile", un'inchiesta sui problemi ambientali dei litorali italiani (Edizioni dell'Asino 2022), e di "Critica del turismo" (Edizioni Grifo 2023).

  • Giulia Penta

    Lontana dal bagnasciuga riccionese d’origine, si laurea in italianistica all'Università di Bologna con una tesi su Alice Ceresa e il nouveau roman. Dal 2015 sostiene il giornalismo d’inchiesta tra le fila dell'associazione DIG. Attualmente si occupa di promozione e comunicazione per Emilia Romagna Teatro.

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