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“West” di Fanny & Alexander

di Altre Velocità

West non è una direzione. Non si scorgono cartelli a indicare la strada, né sentieri dorati da seguire. Eppure si viaggia molto in questo ultimo capitolo del progetto O-Z di Fanny & Alexander, dentro l’Ovest, chiusi nel recinto del nostro pensiero: si corre seduti al proprio posto, si sfiorano i confini con passi di danza, si va verso nessun luogo. Ogni segno della presenza del Mago/Him, lucida sovrapposizione dell’icona hitleriana di Cattelan al personaggio di Oz, il «grande e potente» imbroglione di Baum e Fleming, sembra essere scomparso. Ci troviamo ora in un’area perimetrata, spoglia, un quadrato di scena al centro del quale se ne sta seduta a un tavolo Francesca Mazza, avatar di Dorothy esposto a luce piena, come inchiodato nell’occhio del suo eterno ciclone. Cos’è il coraggio quando non si può più scegliere? Come si conserva la propria volontà? L’Ovest di Dorothy, di questa Dorothy che vuole imparare a dire di no, a non cedere alle persuasioni nascoste, ad accettare le proprie ferite, è una sequenza serrata di ordini. Impartita da due “persuasori occulti”, l’attrice la riceve attraverso gli auricolari e la esegue, creando con le azioni e le parole una vera e propria partitura che insegue i ritmi incalzanti della musica di Baliani. Gesti automatici, domande ossessive, luoghi comuni, slogan, frammenti d’immaginario occidentale nei quali si incastonano ricordi privati e confessioni, emergendo nitidi nel flusso violento che trascina ogni cosa e si spezza a più riprese. Tutto sembra essere già accaduto, ogni illusione svelata. Il meccanismo, rotto, è esposto sulla scena. «Io sto qui, non posso nient’altro», ripete l’avatar. «Nessun luogo al mondo è come questo». Gli spettatori, nella sala che è rimasta sempre illuminata, attendono qualcosa che non sanno e che forse non arriverà: il battito delle scarpette rosse non li porterà da nessuna parte. Siamo a Ovest, siamo già a casa e Dorothy non è che una delle nostre immagini da telecomandare a piacimento. E Oz? Il Meraviglioso Mago è qui con noi, nella sua forma più pericolosa, invisibile e insidioso sotto il limen di ogni coscienza.

di Alessandro Cava

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