Mi trovo nella Corte Marco D’Aviano a Gradisca. Dal banchetto dove sono disposti i libri di Marta Cuscunà assisto a un talk curioso. I protagonisti sono la citata autrice e performer di teatro visuale e Manuela Monti, dottore di ricerca in Bioingegneria e Bioinformatica, e professoressa associata di istologia ed embriologia al Dipartimento di Sanità Pubblica, Medicina Sperimentale e Forense dell’Università di Pavia, oltre che autrice di diversi saggi di divulgazione scientifica in collaborazione con il biologo Carlo Alberto Redi.
CON-DIVIDUO. Come la biologia può aiutarci a uscire dall’antropocene è uno scambio di questioni e idee tra due personalità vivaci, consapevoli e preparate. Cos’è per noi l’individualità? Come ce la immaginiamo? Per molti è la percezione di sé stessi come una monade, ma se non fosse così? Il titolo di questo incontro è un lemma scientifico-filosofico che nasce da alcune discussioni avvenute nel circolo intellettuale Mechrì, di cui Monti fa parte, e nasce dalla consapevolezza che il nostro corpo condivide la sua intera esistenza con il microbiota e una miriade di altri microrganismi. Con “con-dividuo” si cerca di mettere l’accento su quanto la relazione con l’ambiente che ci circonda non si limiti alla nostra individualità, perché noi stessi siamo molteplicità. Nelle intenzioni di chi ha inventato questo termine, il concetto avrebbe lo scopo di spostare lo sguardo antropocentrico verso un’idea più scientifica e esaustiva della realtà ambientale, rendendoci più consapevoli anche di fronte al cambiamento climatico e alla nostra possibilità di intervento.
Tra gli obiettivi di questo talk c’era anche quello di far riflettere sulla nostra percezione di “naturale” e “artificiale”. È stato fatto l’esempio della tanto discussa carne coltivata in vitro, percepita dall’opinione pubblica come un qualcosa di “artificiale” quando invece, ci spiega Manuela Monti, è il risultato del processo di moltiplicazione di cellule animali che, in quanto tali, non mutano in altro. Al contrario, è stato detto dal palco, riteniamo culturalmente accettabile e “naturale” l’allevamento intensivo, nonostante gli animali vivano in condizioni terribili e vengano cresciuti con antibiotici, facendo male sia all’ambiente sia a noi esseri umani. Da qui nasce la necessità di fornire le basi alle persone per una cittadinanza scientifica che possa essere matrice di cambiamento.
Questo tipo di pregiudizio si vede anche in altri ambiti: spesso, infatti, vengono definiti “contro natura” atteggiamenti che la scienza considera invece tra gli aspetti biologici dell’essere umano. Pensiamo ad esempio al razzismo o all’omofobia, pregiudizi culturali infondati scientificamente dal momento che è impossibile distinguere la provenienza delle persone in base all’analisi del DNA. Se si guarda poi al regno animale, esistono addirittura pesci che cambiano sesso in base alle necessità ed è del tutto naturale. Da qui nasce la necessità da parte di studiosi e esperti di fornire le basi alle persone affinché si crei una cittadinanza scientifica che possa essere matrice di cambiamento. Ed è qua che il concetto di “Con-dividuo” torna a parlarci. Con la certezza di non essere soli, dovremmo essere spinti a volere che ogni essere vivente venga trattato con condizioni umane, soprattutto se ci sono alternative.
Un’eloquenza chiara e diretta quella delle due relatrici, congiunta con la riproposizione su uno schermo alle loro spalle di spezzoni tratti dallo spettacolo Corvidae – Sguardi di Specie (2023), spettacolo ideato e performato da Marta Cuscunà, che hanno sicuramente contribuito al successo del talk. Ho vissuto un’ora in cui sono stato guidato da una conduzione dinamica. Il ritmo dell’incontro è stato scandito in maniera impeccabile grazie anche alla presenza di brevi momenti ironici. Ad esempio, quando Marta Cuscunà ha introdotto la conferenza internazionale sul microbiota intestinale a cui ha partecipato anche il Ministro degli Esteri Antonio Tajani. Il racconto ha messo in luce l’assurdità della presenza del politico in un contesto che chiaramente non gli apparteneva. Il fatto paradossale ha infatti scatenato il riso del pubblico.
Un’esperienza fondamentale per scuotere gli ascoltatori, informandoli, ponendo domande e lasciando a tutti la possibilità di reinventarsi e provare a coltivare il terreno per un futuro più sostenibile e condiviso.
Giacomo Zanello
L'autore
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Redazione intermittente sulle arti sceniche contemporanee.


