altrevelocita-logo-nero
spettacolo-tragedia-tutta-esteriore-quotidianacom

“Tragedia tutta esteriore” dei Quotidiana.com

di Altre Velocità

Un dialogo serrato, mirato, ad altissima precisione. Due sguardi feroci in un volto passivo, morbido. Due corpi che contengono voci lineari e gesti improvvisi ma noti, che ci sorprendono per il ritmo con cui si manifestano, ma che immediatamente riconosciamo come nostri.

Riconosciamo i contesti, le provenienze di molte delle frasi lanciate dai due attori di Tragedia tutta esteriore, Paola Vannoni e Roberto Scappin. Riconosciamo la strada nella quale abbiamo udito uno di quei discorsi, ricostruiamo il nostro andare a fare la spesa, il nostro andare a scuola, studiare Dante e distrarsi di continuo. Riconosciamo il nostro voyeurismo, la fascinazione della morte e delle ombre della vita.

Lo spettacolo dei Quotidiana.com appare come un’antologia di situazioni e sensazioni, un lento videoclip elettronico ambientato in una stanza bianca e blu, un terreno d’analisi dove gli attori seduti su esili seggiole, vestiti di camicie asettiche, esprimono i resti di un ragionamento già consumato. Un dialogo del quale rimangono bene in vista, essenziali e sostanziosi, i risultati di osservazioni che provengono dall’esterno, ritratti esteriori di domande e riflessioni però assolutamente interne, che appartengono profondamente a noi e al nostro dissestato presente.

Non c’è denuncia, non c’è rappresentazione. Privi di didascalia e compassione, i Quotidiana.com ricompongono tipi e situazioni inequivocabili, che messi sul palco ritrovano la forza che invece nell’amalgama di immagini e nella velocità del giorno reale si disperde, sfumando in secondo piano.

E l’abilità del gruppo sta proprio nel recuperare il nodo nascosto di ogni dubbio e condizione, estrarlo dalla confusione comune nella quale siamo abituati a vederlo e ridipingerlo sulla scena attraverso un gioco linguistico smaliziato, per nulla timoroso di essere troppo semplice e allo stesso tempo in grado di restituire la complessità della nube di pensiero che porta con sè. I due attori-autori-registi sono corpi oscuri in una scena iperilluminata, ombre-persone che pur trovandosi nella luce si aggirano disperse, lanciandosi provocazioni e giocando coi sottintesi di un rapporto vicino, intimo, emergendo dal piatto paradiso della comunicazione manipolata e delle immagini ad alta risoluzione, incontrandosi però in un terreno pur sempre contaminato e bersagliato dalle tragedie superificiali della nostra piccola e più che rappresentata borghesia.

di Serena Terranova

L'autore

Condividi questo articolo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

articoli recenti

questo articolo è di

Iscriviti alla nostra newsletter

Inviamo una mail al mese con una selezione di contenuti editoriali sul mondo del teatro, curati da Altre Velocità.