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Sissi a Palazzo Bentivoglio: l'intimità del corpo ibrido

di Altre Velocità

Il suono di una macchina da cucire in funzione ha un certo ritmo rassicurante. Si può vedere il gesto irruente dell’ago, il nodo del filo che disegna la sua intelaiatura, ma la verità è che una macchina da cucire accompagna sempre qualcosa di caldo. Qualcuno la conserva nella propria scatola, qualcuno la esibisce sopra un tavolo, c’è chi l’ha messa in fondo all’armadio e chi, invece, non ce l’ha affatto. Il suono di una macchina da cucire è trama e struttura, è forma e contenuto. E per Sissi è corpo e pelle, è un modo di abitare l’anima.
Abitare l’altro è il nome della performance realizzata dall’artista bolognese domenica 26 gennaio, in occasione dell’edizione 2020 di Art city. All’interno della mostra Vestimenti, curata da Antonio Grulli e allestita presso i sotterranei di Palazzo Bentivoglio, Sissi espone la sua ricca produzione di abiti-scultura e coglie l’occasione di dialogare con il pubblico utilizzando il linguaggio performativo che spesso la caratterizza. Complice l’ambiente annesso al Palazzo cinquecentesco, sede della collezione Vacchi, si crea un luogo intimo e suggestivo che sembra riflettere la natura introspettiva delle opere esposte. Nella stanza, vediamo il corpo ibrido spiccare sulla passerella luminosa, una quinta teatrale in cui i cartamodelli biomorfi e dai colori brillanti si animano grazie alla manualità dell’artista. Il congegno scenografico è pronto e Sissi può iniziare a rivelare il processo creativo che è alla base dell’opera. Si muove nello spazio e attraverso i gesti si relaziona con i tessuti distesi sulla superficie bianca del piano. Prende le misure, taglia le sagome dell’abito e accende la macchina da cucire. Sissi cuce, per lei sembra inevitabile.
Ha raccontato di cucire spesso la mattina, appena sveglia, come gesto rituale e quotidiano, come evocazione di un contesto familiare attraverso il quale poter esprimere la propria presenza nel mondo. La performance parla di un corpo che abita e che assume sembianze diverse, parla di una dimensione fisica e di uno spazio mentale, di un luogo intimo e profondo che ci accoglie e accompagna al suo interno. A ispirare la mostra è un dettaglio della Deposizione dalla croce di Benedetto Antelami, altorilievo considerato fra i capolavori dell’arte gotica.

Il pannello orienta simbolicamente il percorso che inizia nel cortile interno, dove è visibile la scultura in ferro, Corpo libero, un cubo di due metri che rappresenta l’immagine astratta dell’intimità. Passando attraverso la sala centrale si arriva infine alla stanza che chiude l’esposizione, l’artista la chiama “La manica”, ed è dove ha allestito le creazioni che abitualmente indossa. La dinamicità contraddistingue lo stile del particolare, in cui la veste di Cristo è disegnata da una linea sinuosa che avanza, non ha punti di sutura e sembra muoversi verso chi la guarda.
Allo stesso modo, Sissi intesse e annoda, dispiega la trama e racconta. Sono quattro gli uomini che si contendono la veste e, indecisi, non sanno se tagliarla o giocarsela.
A volte è difficile prendere una decisione.
Ma Sissi è in sintonia con chi la guarda e la osserva.
Indossa un abito che ha il sapore di una storia antica, un racconto passato che nasce dal profondo.
Sembra sciogliersi nello spazio ed emergere in superficie, sembra respirare.
Sissi si muove sicura, cammina libera sulla scena.
Lancia i dadi e cuce.

Marta Pezzucchi

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