È possibile pensare mentre si balla? È il 5 settembre e siamo in Corte Marco D’Aviano a Gradisca d’Isonzo. È il ventesimo anniversario della compagnia Sotterraneo. Quello a cui ho assistito è stato un tentativo di fare ballare il pubblico dentro a una drammaturgia.
Ha funzionato? Ho passato la maggior parte della performance a danzare in maniera sfrenata. E le riflessioni sugli spiriti che ci tormentano? Quelle sulle tematiche del contemporaneo che ci toccano tutti? Questo dj set partecipato è riuscito nell’intento che si era prefissato. Le persone che si trovavano in pista si sono lasciate travolgere dalle musiche che venivano trasmesse e al tempo stesso sono riuscite a lasciare entrare le questioni che venivano sollevate dalle domande poste dai performer, passando da temi seri come l’educazione femminile a temi più frivoli come la lunghezza media dell’erezione in Europa.
Un’esperienza immersiva, tra luci, suoni, energia. In questa atmosfera evocativa e originale sono stati inseriti momenti drammaturgici. Il primo ha fatto riflettere, rimanendo fedele all’idea di fondo, quando è stato chiesto al pubblico danzante se volesse o meno che il piccolo Adolf Hitler vivesse. Il secondo ha evocato il tragico fatto di cronaca nera che ha visto come protagonisti dei ragazzi morti durante un attentato terroristico al Bataclan, sala di spettacolo parigina. Da qui, un crescendo, che mi ha portato all’abbassamento di quel muro d’apatia e leggerezza che avevo costruito durante lo show. In un’atmosfera caotica e frenetica ci sentiamo dire che saremmo stati colpiti con dei colpi d’arma da fuoco finti, ovviamente. Un momento catartico, che si ricollega all’incidente accaduto al Bataclan. Segue un’interazione irosa tra i due performer. La ragazza inizia ad agitarsi, sparando i colpi, sottolineando come tutto fosse finto e che era tutto sbagliato. Il ragazzo contrattacca. La porta via, lei urla, lui si adira. Lui è ancora nelle quinte con la performer quando si iniziano a sentire dei colpi violenti e crudi. La performer riemerge e continua a sottolineare che tutto ciò a cui stavamo assistendo era finzione.
Come scrivo sopra, avevo alzato dei muri per vivere l’esperienza lasciandomi trascinare da quello che succedeva, nascondendomi dietro alla consapevolezza che tutto era stato precedentemente architettato. Il mio tentativo di rimanere fedele allo scopo di continuare a ballare accogliendo riflessioni necessarie e serie aveva già vacillato durante il primo momento drammaturgico. Ma a quel punto non ho resistito. Un’esplosione nel mio spirito. Ho dovuto andarmene, lacrime che sgorgavano dai miei occhi. In lontananza le onde della musica che fiera e potente continuava imperterrita a ruggire.
Se mi doveste chiedere come si prova ad essere sotto effetti di stupefacenti, io vi risponderei dicendo Dj SHOW – Twentysomething Edition. È stato un viaggio attraverso la musica di tutte le generazioni, passando attraverso riferimenti pop e aneddoti che hanno il sapore di un mondo che pian piano cade a pezzi. La soluzione per vivere in serenità è, dunque, lasciarsi andare senza mai dimenticare i nostri valori.
Giacomo Zanello
L'autore
-
Redazione intermittente sulle arti sceniche contemporanee.


