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Porcile di Pier Paolo Pasolini

di Altre Velocità

Porcile, concepita nel ’67, è una di queste, le tragedie così dette “borghesi” che dal dialogo platonico desumono la comune caratteristica di una struttura dialogica formulata per episodi. Il testo di episodi ne conta 11, lungo i quali si sviluppa la storia di Julian, figlio dell’industriale tedesco Klotz. Il giovane continua a rifiutare l’amore di Ida perché a sua volta innamorato di «una sola cosa»: i maiali che stanno nei porcili dei possedimenti del padre. Il rapporto sessuale che consuma con gli animali è merce di scambio per Herdhitze, nemico del genitore di Julian. Il segreto del ragazzo è infatti barattato con il tacere di Klotz a proposito del passato da medico all’interno dei campi di sterminio nazisti del rivale. Questo accordo basato sul ricatto sancisce la fusione delle industrie dei due, ufficializzata con una festa alla magione di Klotz. Durante i festeggiamenti una delegazione di contadini annuncia che Julian è stato divorato dai maiali; Herdhitze, rispondendo loro, chiude così la tragedia: «Sssssst! Non dite niente a nessuno». La vicenda intercetta due nuclei tematici che si sostanziano in due diversi “porcili”. Il primo letterale, dove Julian – figlio né ubbidiente né disubbidiente –  trova la via d’uscita dal suo stato d’alienazione, collegata a una dimensione onirica in cui i porcili (che stanno «in fondo, dentro uno sprofondo») diventano salvifica culla dell’inconscio. Il secondo invece si trova nella villa dove sta avvenendo la festa della fusione, atto che sancisce il superamento della vecchia borghesia umanista (Klotz) da parte di quella nuova e tecnica (Herdhitze). La morte di Julian ricuce questi due momenti in quanto uscita dal mondo da parte del ragazzo attraverso l’immolazione e in quanto rito sacrificale per mezzo del quale il nuovo potere si purifica dagli orrori del nazismo. Il Porcile di Valerio Binasco Il lavoro affrontato da Binasco restituisce il testo quasi nell’interezza originale, con qualche eccezione, come la divisione in due parti del monologo di Julian, troncato a metà dall’episodio della festa. Tagliato completamente è invece l’episodio X, nel quale, prima di entrare nel porcile, Julian incontra il filosofo Spinoza. Il regista ha motivato questo taglio dichiarando di voler narrare la vicenda senza immergersi nelle considerazioni concettuali e simboliche che Porcile inevitabilmente crea e di cui l’episodio è il perno. Questa scelta non è tuttavia efficacemente sostenuta dalla messa in scena, che non riesce a costituire un solido valore aggiunto rispetto alla centralità del testo. Quest’ultimo, svuotato dalla sua carica ideologica, rimane infatti sospeso, come un fiume di parole che non riesce però a rompere gli argini della scena.

Matteo Borriassi

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