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"L’inizio dell’ascesa": leggere Dante per rialzarsi

di Altre Velocità

È un normale 25 marzo 1300, quando un giovanotto di Firenze di nome Dante Alighieri, si risveglia in un luogo apparentemente ostile, nel mezzo del cammin’ della sua vita. È notte quando nota nel cielo sorgere la costellazione dell’Ariete, segno dell’equinozio di Primavera. È appena l’alba quando trova un’uscita e inizia il suo percorso tra la perduta gente. Ancora non lo sa, ma da lì a 720 anni, quella data, scelta da lui come simbolo di rinascita primaverile, sarà ribattezzata come Dantedì, da quella Italia peregrina e serva da lui tanto cantata. Un semplice giorno nel calendario da contrassegnare con una piccola fogliolina di alloro e in cui ricordarsi di recitare almeno un canto della Divina Commedia.
Come? Non sapete nessun canto dell’opera a memoria, non ne avete una copia in casa e non avete voglia di scaricare l’ennesimo pdf sbagliato? Basterà seguire la moltitudine di iniziative di questo Dantedì. Dalla mostra virtuale Non per foco ma per divin’arte, che la Galleria degli Uffizi ha dedicato al Sommo Poeta (disponibile sul sito), ai servizi di streaming di Raiplay che mette a disposizione la lettura completa della Commedia.
Su iniziativa del governo si è organizzato tra l’altro il primo flash mob, per l’occasione in digitale, #ioleggodante a cui ha partecipato anche gli artisti di Ravenna, città che ospita le ossa del Poeta. Dalle 12, sulla pagina Facebook di RavennaFestival, ogni 30 minuti sono stati pubblicati video in cui vari volti del panorama culturale cittadini interpretavano i versi danteschi. Molte le compagnie del territorio che hanno dato il loro contributo, leggendo e interpretando, i versi: da Fanny&Alexander, a Menoventi, a ErosAnteros. Immancabili i capostipiti della tradizione dantesca nella città, Ermanna Montanari e Marco Martinelli del Teatro delle Albe, attivi con il progetto Cantiere Dante, arrivato alla sua terza fase: Il Paradiso.
Quei versi immortali sono stati presi e plasmati da vari interpreti, cercando di rimanere fedeli al proprio stile, anche se nascosti dietro una telecamera, e sono entrati prepotentemente nelle nostre case tramite uno schermo qualsiasi. Sarà forse vero che la tecnologia digitale rischia di mangiarsi definitivamente il cartaceo, e in questo caso lo schermo il palcoscenico, ma pensate, solo un secondo, che se non l’avessimo avuta non avremmo mai sentito Fra Maurizio Bazzoni recitare l’amor che move il sole e l’atre stelle riecheggiando dall’abside di una chiesa.

Eleonora Poli

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