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La cultura del movimento: i progetti di formazione di Sosta Palmizi

di Agnese Doria

Dopo l’intervista a Paola Bianchi sul progetto Kairòs, prosegue la nostra inchiesta circa le possibilità di formazione per i giovani danzatori e danzautori in Italia. Abbiamo conversato con Raffaella Giordano che insieme a Giorgio Rossi si è da sempre occupata di formazione attraverso laboratori di approfondimento e alta specializzazione rivolti a danzatori e attori provenienti da tutta Italia e dall’estero. Da loro si sono formati, frequentando i seminari con costanza o solamente sporadicamente, molti danzatori e autori della scena contemporanea. A fianco di tale attività, tutt’ora in vigore, da qualche anno si sono aggiunti altri formati che vanno a delineare un affresco più preciso e sfaccettato di azioni rivolte alla formazione sia di danzatori ma anche di spettatori della danza grazie al tenace lavoro di programmazione che da qualche anno Sosta Palmizi cura al Teatro Mecenate di Arezzo. Abbiamo chiesto a Raffaella Giordano di approfondire meglio questo aspetto legato alla formazione che si è andato strutturando dal 2010.

Come ti sei approcciata alla questione dei percorsi di formazione nel tuo lavoro con Sosta Palmizi?
Insieme a Giorgio abbiamo sempre offerto, in diverse forme un sostegno ad altri artisti o danzatori in formazione, e sempre abbiamo cercato di far circolare le esperienze condividendo i nostri saperi. Abbiamo aperto la nostra sala prove della Fratta Santa Caterina di Cortona agli allievi più attivi e desiderosi, incoraggiandoli a mostrare le proprie idee e le tracce di lavoro in forma aperta o compiuta‚ dando loro un’opportunità di crescita, aiutandoli attraverso il dialogo a sviluppare un rapporto dialettico e una maggiore autonomia della propria creatività. Nel tempo questo percorso, si è strutturato e istituzionalizzato grazie all’intervento della Regione Toscana: Ilaria Fabbri, responsabile del Settore Spettacolo, ha sostenuto con molta forza l’ambito della danza, lottando per riuscire a togliere le strutture presenti nella regione dall’estrema precarietà. Abbiamo partecipato a un bando pubblico relativo al progetto di sostegno delle residenze artistiche della regione Toscana che per sua stessa natura, poteva adattarsi alla diversità delle realtà presenti sul territorio. Il bando prevedeva una relazione attiva con un teatro locale, che noi avevamo inizialmente con il Teatro di Castiglion Fiorentino e che in seguito siamo riusciti a costruire ad Arezzo con la complicità dell’Ass. alla Cultura Pasquale Macrì.
È nata in questo contesto la rassegna Invito di Sosta, arrivata ormai alla sua sesta edizione. Una vera e piccola stagione di danza contemporanea d’autore che si sviluppa ogni anno con uno spettacolo al mese da ottobre ad aprile. Abbiamo impegnato molte energie nella cura delle relazioni, costruendo spazi di incontro, interventi di varia natura, modalità di benvenuto e riflessione prima e dopo ogni rappresentazione, le persone hanno dimostrato un inaspettato interesse e coinvolgimento, facendo crescere e consolidando la relazione con il pubblico. La trasformazione che ci ha visti diventare non solo autori, ma anche direttori artistici, è avvenuta in maniera naturale, strutturandosi piano nel tempo. Sosta Palmizi oggi è una struttura, con una sua propria identità che va al di là della nostra immagine e somiglianza.

Dove nasce l’idea di scommettere su una rassegna di danza d’autore?
La rassegna Invito di Sosta nasce nel 2008, uno slancio pieno di entusiasmo per articolare il lavoro dando anche la possibilità di mostrare i primi lavori a persone che avevano lavorato o studiato con noi, era un’occasione per farsi le ossa e misurarsi di fronte a un pubblico “tutelato”, non di addetti ai lavori. Per tre anni è cresciuta lentamente e in modo organico, e solo in seguito la programmazione si è integrata nel progetto DOT-LINE dedicato alla danza in Toscana, un progetto pilota di riassetto del sistema teatrale toscano che chiedeva ad alcuni luoghi deputati alla danza (lo Spam, sede della Compagnia Aldes; il Centro Artistico Il Grattacielo di Livorno, luogo di circuitazione della danza; il Teatro della Limonaia di Sesto Fiorentino, dove ha sede Company blu; lo Spazio K a Prato, sede dei Kinkaleri; il Teatro degli Industri di Grosseto, residenza della Compagnia Simona Bucci; il Teatro Mecenate e Pietro Aretino di Arezzo, residenza di Sosta Palmizi, e i Cantieri Goldonetta di Firenze, sede della Compagnia Virgilio Sieni) di poter coordinare insieme le ospitalità degli artisti italiani di altre Regioni. Sono tutte strutture molto diverse, ognuna con le proprie affinità e “fedeltà”, con  la propria direzione poetica come è giusto che sia, ma è stato bello riuscire a coordinare le azioni e condividere i criteri che abbracciassero le indicazioni della Regione, contribuendo in maniera attiva nel sostenere la  circuitazione tanto ostica, ingenerosa e disattenta del nostro paese. Una grande libertà di azione che ci porta a scegliere diverse generazioni di autori e coreografi, a sostenere lavori che non hanno molta visibilità o che vengono presto messi nel dimenticatoio, e a tenere le relazioni nel tempo con gli artisti.
Inoltre da quest’anno è nato – sempre presentato al Teatro Mecenate – il progetto dedicato alle scuole e alle famiglie: Altre Danze_ Portiamo i ragazzi a teatro! Una piccola rassegna composta da tre titoli in matinée per le scuole e in replica alla domenica per le famiglie. L’adesione è stata altissima, circa 200 ragazzi hanno potuto partecipare e vedere ognuno dei tre spettacoli che quest’anno erano Scarpe di Giorgio Rossi, Bruno di Progetto Brockenhaus e Ai Migranti del Collettivo 320chili. Questa attività sempre all’interno della convenzione in essere con il Comune di Arezzo  è anche in collaborazione con il Liceo Coreutico Piero della Francesca e la Fondazione Toscana Spettacolo. A ogni appuntamento viene fatta una breve introduzione allo spettacolo, per agevolare la visione di generi e di linguaggi eterogenei fra loro e un incontro con gli artisti, per avvicinare i ragazzi al confronto diretto con gli autori.

Nel tempo avete deciso di allargarvi e abbracciare anche una giovane generazione di danzatori, di sostenerli e inserirli nella vostra comunicazione/promozione. Dove si colloca la spinta? Quando è iniziato questo processo e che forme ha preso nel tempo? Quali sono i gruppi giovani che attualmente sostenete e in quali azioni si esplica il vostro sostegno?
Altri interventi di promozione della cultura della danza contemporanea d’autore sono relativi agli Artisti Associati, autori e danzatori che hanno incrociato in diversi modi il  nostro percorso artistico e che conosciamo prima di tutto umanamente. Diverse sono le azioni di sostegno: la produzione dei lavori tramite un aiuto economico e il sostegno che non prevede erogazione diretta di denari, ma che offre in residenza l’ospitalità e l’utilizzo della sala prove, l’aiuto amministrativo da parte del nostro ufficio e un piccolo contributo economico per le spese di vitto. Sempre all’interno di questa prospettiva, gli artisti possono usufruire di un appoggio divulgativo dei loro progetti, tramite la nostra mailing list e le azioni mirate alla comunicazione.

Scritture per la danza contemporanea e Incamminarsi: due facce della stessa medaglia?
Sono due progetti di natura diversa che mi stanno molto a cuore, entrambi orientati alla formazione. Il primo è iniziato nel 2009, ed è durato quattro anni: “Scritture per la danza contemporanea” è stato un biennio di studi per lo sviluppo e la sensibilizzazione delle arti corporee reso possibile dalla collaborazione con il Teatro Stabile di Torino e il Teatro Dimora di Mondaino. Un percorso volto ad approfondire lo studio di specifiche tecniche che hanno attraversato il linguaggio del corpo nella tradizione contemporanea e nelle poetiche d’autore, in grado di sottolineare l’importanza della ricerca e di ogni trasmissione di esperienza. Il progetto si sviluppava attraverso laboratori settimanali con cadenza mensile, e coinvolgeva due gruppi di 15 ragazzi fra i 20 e i 35 anni, che a tutt’oggi  ancora si incontrano per studiare e creare insieme (per es. il collettivo Il Signor Agostino Bontà, ndr). Dare un contributo alla mancanza di luoghi idonei alla formazione contemporanea, è stato un grande regalo, da tempo mi interrogavo su come poter far nascere in Italia un percorso a lungo termine, che non avesse dei costi elevati e che desse un’alternativa ai tanti seminari, a volte molto costosi. Un luogo dove poter seguire un filo comune di studio e potersi interrogare, nel dialogo, nell’apertura di spirito, stabilendo al suo interno nuovi rapporti, prospettive, ordini di misura nel processo di costruzione di corpo responsabile.
“Incamminarsi” è invece un percorso per adulti e amatori, ed è il secondo intervento, un piccolo e appassionante progetto dalla misura semplice e generosa, nato nel 2012 con il desiderio di offrire un servizio al cittadino. Dedicato a tutti gli adulti e amatori che avessero il desiderio di avvicinarsi alla cultura del movimento e vivere un momento di scoperta attraverso il corpo. Le persone che fanno questa esperienza in prima persona costruiscono inoltre una coscienza per orientarsi meglio nella lettura dell’opera d’arte e della danza in generale, affinando strumenti di lettura che scaturiscono anche da un vissuto, attingendo alla loro capacità personale di interpretazione. Gli appuntamenti sono domenicali con cadenza mensile, hanno luogo nella sala prove dell’Associazione, sono condotti a rotazione da diversi docenti tra cui Doriana Crema, Elena De Renzio, Giorgio Rossi, Federica Tardito, dalle 10 alle 17 con torta e merenda finale. Si accettano circa 15 persone, tutti rigorosamente senza esperienza, e all’interno si è creato un gruppetto fedele di 5 o 6 persone, che  seguono tutti gli incontri. Abbiamo avuto di recente anche richieste da Reggio Emilia, Roma, Genova, un segno che rivela una forte necessità, ma il senso rimane molto legato al territorio, alla creazione di un gruppo di curiosi che sono gli stessi che poi vengono a Teatro a vedere gli spettacoli proposti al Mecenate. Durante l’ultimo incontro di novembre nelle due ore finali costruiamo un piccolo spettacolo da offrire a parenti e amici in una lunga giornata di festa. Lavorare con il corpo davvero permette di abbattere le barriere e di costruire uno spazio non violento capace di riportare le cose al loro posto, senza sovrastrutture.

Quando ci si dedica alla formazione ci si pongono degli interrogativi sul senso dell’educare stesso: si forma a cosa? Cosa restituisco al mondo, una volta che questo processo si è concluso? Il mondo, il mercato, hanno spazio per accogliere le figure educate nella direzione del corpo?
Scardinare muri, attraversare mondi sensibili, allenare all’apertura e alla capacità di stare insieme in un gruppo, sono piani necessari che non rappresentano mai una perdita di tempo. Aprirsi al pensiero, alle prospettive filosofiche, alle implicazioni sociali politiche e spirituali, per poi ridiscendere nella parola del corpo nel suo essere semplice e concreto, sensibile e intelligente per sua natura è fondamentale. Come negare la passione se brillano gli occhi? Si insegna, si dona esperienza, si fanno circolare i saperi, certamente è una vita dura , ma è una fortuna dare voce al proprio spirito, alla propria anima. Cerco di mettere in guardia sui facili successi, ma mi sento di dover sempre sostenere i percorsi di ognuno in qualsiasi direzione. Il cammino che una persona intraprende scegliendo di danzare non è solamente connesso al successo o all’accesso di un mercato, certamente un desiderio  lecito, ma il cammino è prima di tutto legato all’emancipazione interiore, al senso del dono e della creatività. Le potenzialità emozionali e percettive orientano l’individuo verso logiche diverse, nutrendo una qualità dello stare nel mondo, con gli altri e con se stessi. L’immaginario poetico trova la strada per rivelare luoghi interiori che prendono forma attraverso il movimento, mettendo in luce la vitalità e il proprio gusto del vivere.

L'autore

  • Agnese Doria

    Classe 78, veneta di nascita e bolognese d’adozione, si laurea in lettere e filosofia al Dams Teatro e per alcuni anni insegna nelle scuole d'infanzia di Bologna e provincia e lavora a Milano nella redazione di Ubulibri diretta da Franco Quadri. Dal 2007 è giornalista iscritta all’ordine dell’Emilia-Romagna. Ha collaborato con La Repubblica Bologna e l’Unità Emilia-Romagna scrivendo di teatro e con radio Città del Capo.

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