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Classi operaie, indagini sui cittadini e furti di proprietà: focus su Petri e Pirro

di Altre Velocità

Roma ore 11 (1951). Il suo stile cinematografico si sviluppa a partire dal neorealismo, per trovare poi una propria dimensione stilistica in una capacità narrativa barocca in cui «mescola gli insegnamenti brechtiani e le risorse del grottesco». Il punto nevralgico della carriera di Petri arriva nel 1967, quando inizia la sua collaborazione con Ugo Pirro (sceneggiatore e scrittore che con Petri riceverà la candidatura al premio Oscar del 1972 nella categoria miglior sceneggiatura originale per Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto). Da questa collaborazione avrà vita la trilogia della nevrosi (data dal senso di onnipotenza provocato dal potere) di cui fanno parte il già citato Indagine su un cittadino (1970) in cui Gian Maria Volonté interpreta un commissario di polizia che uccide la sua amante, colpevole di averlo tradito ma che, anziché preoccuparsi di non lasciare tracce del delitto, certo di essere insospettabile in forza della posizione di potere che occupa, si impegna paradossalmente a moltiplicare gli indizi a proprio carico: le indagini intraprese dai suoi collaboratori preoccupati di difendere la reputazione del reparto non lo sfiorano neppure. La classe operaia va in Paradiso (1971) di cui parleremo meglio più avanti e La proprietà non è più un furto (1973) di cui il protagonista è Total (interpretato da Flavio Bucci) un giovane impiegato di banca allergico al denaro: divenuto ladro per ideologia, inizia a perseguitare ciò che per lui è il simbolo del capitalismo, un macellaio romano cliente della sua banca. Lo scopo di Total è quello di derubarlo piano piano di tutto, compreso della sua donna. Alla fine del film il macellaio avrà la meglio e strangolerà il giovane protagonista. La classe operaia va in Paradiso (1971), ha vinto il Grand Prix al Festival di Cannes nel 1972. Protagonista è Ludovico Massa (interpretato da Gianmaria Volontè), detto Lulù, operaio di trentuno anni con due famiglie da mantenere (una composta dall’ex moglie e il loro figlio, l’altra con la nuova moglie e il figlio di lei). Un’ulcera e due intossicazioni da vernice lo debilitano fisicamente ma nonostante questo lo stipendio di operaio gli permette di vivere una vita agiata. I ritmi lavorativi tuttavia sono talmente sfiancanti da non riuscire a godere di quei pochi momenti famigliari che avrebbe una volta tornato dalla fabbrica. La sua vita si trascina giorno dopo giorno, ignorando completamente gli slogan sessantottini appena fuori dai cancelli, finché non perde un dito durante il turno e prende improvvisamente coscienza dell’incubo che sta vivendo. Decide di aderire alle proteste contro il ricatto del lavoro a cottimo fino ad arrivare all’inevitabile scontro con la polizia. Ben presto si ritroverà da solo e senza più un lavoro, non più parte di una classe ma ridotto a caso individuale. Proverà a trovare conforto facendo visita all’anziano Militina, un ex compagno di fabbrica costretto a finire i suoi giorni in manicomio ma l’unico risultato che Lulù ottiene da queste visite è comprendere che anche per lui l’alienazione si sta trasformando in pazzia. Quando ormai sembra essere giunta la fine per Lulù, il sindacato riesce a farlo riassumere in fabbrica, dove riprende i ritmi frenetici della produzione.  

Francesca Lombardi, Margherita Piccoli

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