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Caro Dante, devo credere a te, ora.

di Altre Velocità

Caro Dante,
oggi è per la prima volta un Dantedì!

Ci siamo resi conto che c’è sempre qualcosa da festeggiare, così tra i buchi nel calendario c’era il 25 marzo e abbiamo deciso di dedicarlo a te! Un giorno tutto per te, come per i santi. Chissà se esiste San Dante. Dopo controllo. Come ti dicevo, oggi qualche studente, professore, attore, appassionato o semplicemente un curioso ha letto un tuo verso, terzina o intero canto. Insomma, ti abbiamo pensato. In questi giorni oscillanti tra paura e attesa, mi chiedo spesso in quale girone metteresti questo sputo invisibile (che si chiama Coronavirus, ma a me spaventa già solo il nome e quindi preferisco chiamarlo sputo)! I gironi che hai inventato non sono adatti: lui è un caso eccezionale! E per l’eccezione servono gironi eccezionali!
Proviamo a ragionare… Dove lo vogliamo intrappolare? In una bufera? Nel fango? Nel fuoco? No, Dante, no, lui è un’eccezione! Serve qualcosa di originale, qualcosa che non hai ancora scritto. Forse ho un’idea… lo intrappoliamo in uno spazio vuoto! Senza nessuno! Vuoto. Vuoto. Vuoto. Ma di che colore è il vuoto? A questo pensaci tu, io già ti ho dato l’idea.
E come pena del contrappasso? La solitudine: lui che ha voluto la compagnia di tutti ora se ne sta solo soletto nell’Inferno.
Bene, e come è il corpo di questo sputo?
Ah, è invisibile, dimenticavo! Ma noi lavoriamo di fantasia e all’Inferno un po’ di massa gliela diamo.
Me lo immagino con infinite bocche che divorano. Non so chi, dato che nel girone (come abbiamo stabilito) non c’è nessuno. Magari si divora da solo fino a scomparire, brutto sputo!
Ma le bocche le hai già usate con Cerbero e questo sputo invisibile è un’eccezione, un’eccezione! Le orecchie le hai già utilizzate per qualche altro mostro? Non mi sembra. Bene, lo sputo avrà nove orecchie. No, Dante, tranquillo, lo so che tieni ai numeri, e lo so che il 9 è un multiplo di 3 e quindi rimanda alla Trinità. 9 è semplicemente il giorno del decreto che ci ha scombussolato un po’ la vita. Magari l’interpretazione del 9 la mettiamo su una nota in fondo alla pagina, perché non vorrei che i lettori intuissero qualcosa di blasfemo.
Dunque, dicevamo, lo sputo ha nove orecchie! Per sentire tutto quello che lui ora non sente. Perché noi stiamo a casa, sì, è lui che gironzola ancora: nove orecchie lo renderanno più diligente.
Dante, io me lo immagino come un grumo con nove orecchie di colore grigio spento. Va bene, mi merito un girone dei fantasiosi mancati. Va bene. Pensaci tu, dai. Tu inventi così bene! Io ti ho suggerito qualche idea (Quanta superbia! Suggerire a te, sommo poeta!).

Caro Dante, ora che abbiamo incastrato, in modo un po’ approssimativo, lo sputo invisibile nell’Inferno, vorrei parlarti un po’. Strano, vero? Di solito mi affido ai poeti del Novecento, ma lo sputo pretende anche un cambiamento. Non solo di abitudini, ma anche di pensieri. Non posso ironizzare come Gozzano, fuggire come Campana o guardare la realtà in modo disilluso come Montale. Devo credere a te, ora. Per forza. Altrimenti cado. E non me lo posso permettere. Non ora.
Come fai ad essere sicuro che tutto abbia un senso anche se non lo si comprende fino in fondo? E come fai ad accettare di non comprenderlo?
No, non sono Gigi Marzullo, tranquillo! Però qualche risposta la vorrei, altrimenti mi attorciglio tra i miei sillogismi che mi stringono e non mi lasciano respirare! Dante, ho bisogno di credere che esista un progetto giusto e perfetto che io non posso capire per quanto mi sforzi.
La ragione non basta! E allora cosa manca per avvicinarmi un po’ di più alla verità? L’amore? La fede?
Dante, mi fido di te.
Metto a riposo un po’ la mia mente e provo ad accettare una realtà che non posso controllare.
Andrà tutto bene! D’altronde, ce lo insegni tu che abbiamo tutti una Beatrice (da sognare) che ci può salvare!
Che bello il Dantedì, il giorno (approssimato) dell’inizio del tuo viaggio nella Commedia!
E io, come te in questo giorno, non vedo l’ora, dopo aver attraversato il girone dello sputo invisibile, di poter dire: E quindi uscimmo a riveder le stelle.

25 marzo 2020,
Marta Costantini

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