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Caro attore che diventerai…

di Altre Velocità

Caro attore,

che diventerai, perché, stai tranquillo, lo diventerai, in questa notte scrivo a te, che non mi conosci o forse sì; magari ti ho incrociato in una di quelle sere in cui pensi che tutto abbia un senso e ho visto il sogno del teatro, avvolto da tutti i se e tutti i ma, nei tuoi occhi titubanti e irrequieti.
Lo so che scegliere il teatro è una fatica, e lo so che sarebbe meglio, che dovresti, che sarebbe giusto, che gli altri vorrebbero, che forse…
Respira, non sei solo. Ci sono io qui. E già siamo in due. Niente non è. Se ci guardiamo intorno una squadra di calcio la formiamo secondo me…
Dai, forse per il calcetto!
Sei brillante: per fare questo mestiere devi esserlo. E non ti preoccupare se a tua mamma spuntano quelle due rughette verticali alla fine della fronte e all’inizio del naso ogni volta che sussurrando confessi “Vorrei fare l’attore” e poi ti cambia argomento, perché di discutere non le va. Come si fa a discutere per un sogno? Per qualcosa che ancora non ha preso vita? Perché per lei è un tuo sogno, mica sa che presto diventerà realtà. Perché su, dai, un medico, un ingegnere o un avvocato lo vogliono tutti in casa. Perché serve, è utile. Ma a te piacciono le cose inutili, il dettaglio che non si vede e noti solo tu. Respira. Ce la puoi fare. Ragioniamo insieme.
Un medico serve solo se stai male, un ingegnere per una ristrutturazione (di questi tempi costruire non si riesce più) e un avvocato solo se sei molto arrabbiato con qualcuno.
E tu? Tu a che servi? A nulla di che! Solo a sfiorare il cuore di un passante troppo solo. Solo a donare un pugno di emozioni. Solo a far vibrare le corde di una voce che non riesce a farsi sentire.
E la tua generosità è molto apprezzata, specialmente da qualche fanciulla di animo fine.
Certo, più che ad avere l’approvazione delle dame che ti gironzolano intorno preferiresti avere il consenso solo di una: la Regina Mamma.
Ma questo non avverrà mai e lo sai anche tu sotto sotto. Lei ti vuole bene, sì, ma a modo suo. Vorrebbe volare nel Regno dei Cieli serena che il suo Principe Azzurro sia sistemato con una famiglia e un lavoro. Ma lei ancora non ha capito che a te non importa niente né della famiglia né del lavoro (come lo intende lei).
E così cerchi l’approvazione negli altri, specialmente nelle principesse che hanno qualche tratto di Regina Mamma. Ma lo sai anche tu che nessuno ha una corona così imponente come la sua.
Accetta chi non ti capisce, provaci almeno. E ora penserai: se non mi capisce chi mi ha fatto vivere nel suo regno, chi può farlo? Guardati intorno, se guardi bene qualcuno c’è.
Se sei arrivato fin qui è solo grazie a te, alla tua determinazione e alla tua costanza.
Non demordere, caro attore che diventerai, perché lo diventerai.
Hai lasciato il regno di Regina Mamma quando hai capito che il tuo cavallo bianco poteva portarti in regni nuovi e inesplorati.
Ora stai decidendo di abitare nel Regno del Teatro. Qui un grillo parlante dovrebbe ammonirti di scappare, ma mi sa che l’hai pestato.
Il regno del Teatro è bellissimo ai tuoi occhi: puoi fare capriole, il salto più alto del mondo, urlare tutto quello che non dici e non si può dire.
Ma a teatro puoi. Ridere, piangere, baciare, gridare, abbracciare, dimenticare.
A teatro lo puoi fare. Certo, caro attore che diventerai, quando scatterà il 30 del mese i conti non torneranno e rimpiangerai i sogni di Regina Mamma progettati su misura per te. Poi però sorriderai, perché a te i conti non sono mai portati e non li hai mai voluti far portare. Chissà poi perché, sei un rivoluzionario.
Coraggio e un pizzico di incoscienza: ecco cosa ti manca, caro attore che diventerai. Ma non ti preoccupare, queste due virtù non compaiono all’improvviso come le lusinghe delle tue principesse.
Lavorando su te stesso troverai la tua strada, che già conosci e devi solo percorrere.
In realtà la stai già percorrendo attraverso tutti i tuoi “cosa voglio fare adesso”, ma non ne sei pienamente consapevole.
Non aver paura se stai diventando grande e pensi di non aver combinato niente. A volte il cavallo bianco è diventato zoppo a causa di qualche sentiero impervio e hai dovuto rallentare. Nel bosco ci sono piccole fosse che non si vedono e logorano molto più di altre. Perché le vedi solo tu: quelle grandi le vedono tutti, sono scontate, non fanno per te.
E poi ripetiti, nonostante qualche crepa invisibile che ti ha fatto cadere, che sei bravo. Sei bravo. Sei bravo. Sei bravo. Te lo scriverei all’infinito, purché all’infinito tu ci possa credere, ma non riuscirei a convincerti: te lo devi dire da solo. E se, proprio vicino al traguardo, dovessi inciampare su quel sassolino che non vedi, ti prego, non arrenderti. È solo un sassolino! Non è colpa (parola da abolire nel dizionario) tua! Scegli altre strade, accarezza il tuo cavallo bianco, e arriva dove vuoi tu. Ti diranno che ti sei perso, tu rispondi che hai solo percorso la via più lunga.

Caro attore che diventerai, non mi chiedere perché scrivo proprio a te, perché non te lo so dire. Anzi sì, so il perché, ma non si può dire. Anzi sì, un po’ si può dire: sei l’unico che mi comprende e che con delicatezza mi fa cullare le mie fragilità.
Spero di incontrarti di nuovo, magari col volto più sereno e meno inquieto.
Magari ci incontriamo per caso in una via del Regno dei Matti e mi dici “Ce l’ho fatta!” col tuo solito entusiasmo da bambino. Secondo me ci incontriamo di notte, perché gli attori si incontrano di notte, di giorno chissà dove si nascondono. E poi è di notte che avvengono gli incontri più belli.
Caro attore che diventerai, aspetto la tua visita nel mio Regno che non c’è e che magari si costruisce insieme.
“Ce l’ho fatta!”, sento già la tua voce…

Una principessa (Marta Costantini)

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