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quattro

AF – Altre Frequenze #04

di Ilaria Cecchinato

«The ear accepts, accepts and believes, accepts and creates. The ear is the poet’s perfect audience, his only true audience. And it is radio and only radio which can give him public access to this perfect friend»

– Archibald McLeish, The fall of the city, 1937

Il buio ormai non ci spaventa più: vogliamo perderci in esso, per scoprire quali immagini e sensazioni nasconde. Le attendiamo con gioia, le onde che pervadono lo spazio tutt’intorno, che colpiscono ostacoli, fanno eco, ci travolgono. Ci scopriamo parte del loro moto, membrane che reagiscono di riflesso all’oscillazione delle particelle d’aria, una fisiologica e intima relazione tra il fuori e il dentro. Un Io parte integrante di un tutto e viceversa.

The Source

Spotify

Cosa accadrebbe se le temperature salissero ai massimi storici, l’elettricità d’improvviso saltasse e l’acqua scarseggiasse? Se già ci appare come uno scenario verosimile, a farcelo percepire imminente è The Source, la mini-serie podcast prodotta da Gruppo CAP (azienda pubblica che si occupa del servizio idrico integrato della città di Milano) per sensibilizzare sugli sprechi d’acqua.
L’ascoltatore si ritrova nel 2035, in un’Italia amministrata da un governo di influencer, ed è sintonizzato sul mediocre programma radiofonico The Source. Questo è affidato a due pessimi conduttori, i cui nomi (Rudy Belli e Daniel Cotenna) paiono parodiare quelli degli odierni show di basso intrattenimento, che – come il The Source della serie – hanno la pretesa di commentare notizie e fare informazione attraverso opinioni discutibili e parole vuote. Per fortuna ad affiancarli c’è Elettra, la regista, che ha sempre la situazione sotto controllo, specie quando, saltata la corrente in tutto il paese, The Source diventa l’unica fonte d’informazione, grazie a una tecnologia che permette agli smartphone di sintonizzarsi anche con la batteria scarica. Rudy e Daniel si ritrovano a essere le uniche voci in grado di riportare le notizie e le dichiarazioni sulla crisi idrica che ha colpito il paese in maniera catastrofica: neanche più una goccia, infatti, esce dai rubinetti delle case e l’acqua potabile si sta esaurendo. A un certo punto, la minaccia di chiusura della radio li costringerà a occupare lo studio: riscoprendosi essenziale, riuscirà il programma a cambiare finalmente veste?
Sebbene l’espediente narrativo risulti semplice, è al tempo stesso davvero molto efficace: inevitabile per l’ascoltatore, infatti, immaginarsi come parte del pubblico del 2035. Anche la scrittura contribuisce all’avvicinamento alla vicenda, non solo per questo sotteso patto finzionale e l’ambientazione in un futuro molto prossimo, ma anche perché i modi di affrontare la crisi idrica richiamano quelli dello stato emergenziale che stiamo attraversando; inoltre in alcuni momenti (i fuori onda) all’ascoltatore del 2021 viene dato accesso ai più sensibili pensieri e intimi sentimenti dei protagonisti.

Advice to listeners: remember to turn off the tap when brushing your teeth! Nice listening

Produzione: DUDE Originals
Ideatore: Pietro Cattorini
Autori: Alessio Calabresi, Pietro Cattorini, Massimiliano Loizzi, Elettra Mauri, Giuseppe Paternò Raddusa
Headwriter: Giuseppe Paternò Raddusa
Interpreti: Fabrizio Biggio e Massimiliano Loizzi
Supervisione creativa e editoriale: Daniele Castrogiovanni e Roberta Lippi
Executive producer: Andrea Randazzo
Producer: Benedetta Aroldi

ll Teatro di Radio 3 – Archivio sonoro: il radiodramma tra gli anni ‘50 e ‘70

Radio 3

Una vera e propria immersione nel passato, capace di far rivivere le atmosfere del secondo Novecento e delle sue narrazioni: questo è Archivio sonoro: il radiodramma tra gli anni ‘50 e ‘70, in onda su Rai Radio 3 il giovedì alle 22.50, e sempre disponibile sul sito (o app) Rai Play Sound.
La rubrica rientra nel più ampio e prezioso contenitore di Radio 3 dedicato al teatro (ogni lunedì e giovedì ore 22.50), ed è curata da Antonio Audino (in conduzione) e Rodolfo Sacchettini. Si tratta di uno speciale spazio radiofonico in cui, come suggerisce il titolo, si vanno ad approfondire e commentare alcuni tra i più interessanti radiodrammi d’archivio, riscoperti nel grande repertorio Teche Rai. Sono per lo più scritture originali pensate appositamente per la radio o volutamente riadattate per la trasmissione in etere, vere e proprie drammaturgie per la messa-in-voce radiofonica, di autori italiani e internazionali (in quest’ultimo caso, tradotti e poi recitati dalla Compagnia di Prosa di Firenze della Rai). A essere mandati in onda finora sono stati infatti radiodrammi introvabili altrove, come quelli di Heinrich Böll, Günther Heich, Max Frisch, Hans Rothe e molti altri ancora. Ogni proposta viene dapprima presentata e contestualizzata nel suo tempo e ambiente da Audino e Sacchettini, fra storia e curiosità inedite. Dopo l’introduzione, segue l’ascolto integrale del radiodramma in questione, completo di presentazione originale degli annunciatori di Radio Rai fra gli anni ‘50 e ‘70. L’ascoltatore è così accompagnato in un perdibile viaggio attraverso la storia della radio italiana, ai modi del teatro di abitare il mezzo e alle diverse forme di scrittura e narrazione per “le orecchie”.
Ma non finisce qui: per tutti coloro che non possono fare a meno di continui tuffi nel passato e desiderano riempirsi le orecchie di altri radiodrammi d’archivio, su Rai Play Sound può trovare anche la rubrica La fiction alla radio, una raccolta di radiodrammi, letture, esercizi radiofonici di racconto finzionale solo da ascoltare.

Back to the radio’s history!

Produzione RAI – Radiotelevisione Italiana, Rai Radio 3
Il teatro di radio Tre è curato da Laura Palmieri e Antonio Audino
“Archivio sonoro” a cura di Antonio Audino e Rodolfo Sacchettini

Gli audiodrammi di Fonderia Mercury

Fonderia Mercury (Audible e Youtube)

Riscoprire e re-inventare il rapporto tra teatro e radio mediante il recupero della forma dell’audiodramma e la messa-in-voce aperta al pubblico, sono le spinte propulsive dei progetti di Fonderia Mercury, centro di sperimentazione e produzione audio fondato nel 2011 a Milano dal regista e conduttore radiofonico Sergio Ferrentino (RSI e Radio Popolare). Il nome “Mercury” è un chiaro omaggio alla compagnia teatrale di Orson Welles, autore dell’ormai leggendario radiodramma La guerra dei mondi, e vuole mettere in luce proprio la storica e vivace relazione fra radio e teatro, per tentare di rinnovarla.
Fonderia Mercury lo fa, proponendo drammaturgie radiofoniche che da una parte riprendono le estetiche della tradizione del radiodramma (voci impostate e pulite, uso della rumoristica in presa diretta, dialoghi descrittivi) al fine di restituire linfa vitale alla pratica del racconto audio; dall’altra per indagarne le peculiarità e coniugarle con alcune sperimentazioni sonore e acustiche concesse dalle nuove tecnologie. Fra queste, Fonderia Mercury utilizza spesso il microfono binaurale, capace di catturare il suono spaziale per una resa d’ascolto a 360°. Questo si scopre un potente mezzo narrativo, non solo in grado di immergere l’ascoltatore in una situazione, ma anche di provocargli un elevato grado di immedesimazione. Un esempio in tal senso è l’audiodramma E Johnny prese il fucile, tratto dal romanzo di Dalton Trumbo, che conduce nella mente del soldato Johnny – brutalmente mutilato e costretto a letto – mediante il suo monologo interiore potenziato dall’apparato sonoro che ci fa vivere letteralmente a 360° la condizione di Johnny, quasi fossimo lui.
La sperimentazione e la riscoperta del dramma radiofonico ha avuto negli anni diversi esiti, fra scritture originali (Olimpicamente); adattamenti (Igiene dell’assassino di Amélie Nothomb; Uno di noi, tratto dall’omonimo libro di Seierstand); riscoperta di scritture per la radio (Radioamarcord – Fellini in onda), serie (Lovers Hotel). La maggior parte delle produzioni si sono inoltre avvicinate al teatro abitando il palcoscenico, un prassi ormai consolidata per Fonderia Mercury: lo studio radiofonico viene portato in scena e lo spettatore – armato di cuffie – viene reso partecipe della messa-in-voce.

Let’s discover Fonderia Mercury production!

Regie di Sergio Ferrentino
Soci: William Beccaro, Luca Gattuso, Roberto Molteni

Calls

Apple TV

Si trova su Apple TV e non è né una serie podcast né una serie tv. Calls è forse da definirsi una serie “pod-visiva”. Insomma, questa forma di racconto un nome ancora non sembra averla, sebbene stia cominciando a diffondersi e Calls, nello specifico, rimanga un prodotto davvero particolare e originale.
Ispirata all’omonima televisiva francese di Timothée Hochet, Calls (dello statunitense Fede Álvarez) è una serie in 10 episodi, prevalentemente da ascoltare, ma anche da osservare, in quanto accompagnata da grafiche in movimento al limite dell’ipnotico: su base monocromatica – diversa per ogni puntata – vediamo segnali acustici e telefonici muoversi a seconda degli impulsi e da un punto a un altro. Sono le telefonate dei protagonisti (diversi per ogni episodio), i cui rapporti relazionali e le vicende che li accompagnano emergono dal dialogo di cui noi ascoltatori-spettatori veniamo resi partecipi. Qualcosa però non va in queste conversazioni: le chiamate provengono da un’altra dimensione. Chi vi capita non se ne rende conto e quantifica i minuti, le ore e gli anni normalmente, ma per chi è ancora nell’ “ex realtà”, dall’ultima volta che ci aveva parlato, di tempo ne è passato molto, molto di più. Qualcuno viene preso per pazzo, altri si disperano, altri ancora tentano di tornare indietro, ma l’unico contatto possibile sembra quello telefonico: non si sa per quanto possa durare o per quale strano gioco del destino sia possibile. Alla base di tutte le vicende ci sono relazioni difficili, per lo più affaticate, appesantite da errori da entrambe le parti, da distrazioni, rimorsi, incapacità comunicative che hanno comportato una crepa ormai incolmabile: non c’è proprio più rimedio, si è diventati altri in altro tempo e (letteralmente) in altra dimensione. Le parole possono dar conforto, ma le azioni paiono aver pesato irrimediabilmente. Vi sarà mai soluzione a tutto questo?
Calls è una serie che lascia col fiato sospeso fino alla fine, capace di suscitare forte empatia e un certo turbamento. La scrittura è funzionale in tal senso, perché il fenomeno delle chiamate dall’altra dimensione – filo conduttore agli episodi “antologizzati” – diviene espediente narrativo per trasportare lo spettatore in una situazione extra-ordinaria, in cui poter vivere – col giusto distacco misto a immedesimazione tipico dell’arte – i realistici rapporti umani messi-in-voce. L’apparato video-visivo che accompagna la narrazione, non risulta affatto un’aggiunta superflua, ma pare aiutare la concentrazione sui dialoghi e contribuire al voluto spaesamento.

Open your eyes and ears, and enjoy your “pod-visual series”!

Co-produzione internazionale franco-americana tra Apple TV+ e Canal +
Ispirata dall’omonima serie televisiva francese di Timothée Hochet
Creazione: Fede Álvarez
Interpreti: Aaron Taylor-Johnson, Aubrey Plaza, Ben Schwartz, Clancy Brown, Danny Huston, Danny Pudi, Edi Patterson, Jaeden Martell, Jennifer Tilly, Joey King, Johnny Sneed, Judy Greer, Karen Gillan, Laura Harrier, Lily Collins, Mark Duplass, Nick Jonas , Nicholas Braun , Paola Nuñezv, Paul Walter Hauser, Pedro Pascal, Riley Keough, Rosario Dawson, Stephen Lang.

Tutti gli audio-drammi e podcast presentati sono disponibili ai link sopra riportati e nelle principali piattaforme di audio e podcast.

L'autore

  • Ilaria Cecchinato

    Laureata in Dams e in Italianistica, si occupa di giornalismo e cura progetti di studio sul rapporto tra audio, radio e teatro. Ha collaborato con Radio Città Fujiko ed è audio editor per radio e associazioni. Nel 2018 ha vinto il bando di ricerca Biennale ASAC e nel 2020 ha co-curato il radio-documentario "La scena invisibile - Franco Visioli" per RSI.

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