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A porte chiuse, ai Teatri di Vita, e il colore rosso poltrona

di Altre Velocità

A porte chiuse – dentro l’anima che cuoce è uno spettacolo di Andrea Adriatico, direttore artistico delle produzioni (1. Una istituzione che promuove il colore rosso poltrona deve produrre per forza, se no non corrisponde alla implicita ideologia del colore rosso poltrona di una società basata sul lavoro). Lo spettacolo è ispirato al testo A porte chiuse di Jean-Paul Sartre (2. Una istituzione che promuove il colore rosso poltrona deve collaborare con altri promotori del colore rosso poltrona. Sostenitori del colore rosso poltrona di tutti i paesi, unitevi!) e prova a mettere in evidenza i problemi personali e le tragedie umane dei nostri tempi (3. Una istituzione che promuove il colore rosso poltrona deve sempre agire nell’attualità perché il colore rosso poltrona è l’unica risposta giusta di ogni domanda attuale). L’inizio di questo spettacolo è il buio totale per lunghi minuti. All’improvviso si accende una luce e un uomo con un cuscino bianco cade dall’alto in un letto. Bumm. Un’altra volta buio totale, accompagnato da una canzone di Lucio Battisti. Quando si accende di nuovo la luce, lo spettatore capisce subito che il letto nel quale si trova l’uomo è l’inferno. Un diavolino spiega al nuovo arrivato le regole: non uscire, non dormire, niente spazzolino per i denti. Man mano cascano altre due persone, due donne, nel letto. Prima con un cuscino rosso, poi con un cuscino verde. Nel letto infernale si trovano tre persone, o meglio tre stereotipi : un impiegato milanese, una musulmana convertita, una vitaiola romana, uniti dalla bandiera italiana fatta dai cuscini. Quando capiscono che devono stare lì insieme fino alla fine di tutti i tempi, capiscono che cos’è l’inferno. Iniziano a parlare fra loro e si confessano i loro peccati, seguendo liberalmente il racconto di Sartre (cfr. punto 2). L’impiegato milanese ha ucciso la sua moglie, la musulmana è stata in qualche modo coinvolta nella tragedia di Giulio Regeni, la vitaiola romana è finita all’inferno per la sua vita superficiale e ignorante. Sotto la bandiera italiana e su un letto che a volte scende, a volta sale, Andrea Adriatico critica la società (italiana) in tre punti: femminicidio, giustizia per Giulio Regeni e superficialità della alta borghesia per poi concludere con la frase (non completa) di Oscar Wilde: «L’inferno è dentro di noi». Solo che questa coscienza è arrivata troppo tardi ai nostri protagonisti. Essendo nell’inferno questa frase non li aiuterà, non serve neanche pronunciarla. Ma avrebbe dovuto essere capita prima di morire, sulla terra (cfr. punto 3). Cara istituzione che promuovi il colore rosso poltrona, anch’io sono dalla tua parte e nel colore rosso poltrona credo davvero. Ma l’arte non si limita nel criticare, nell’essere politico. L’arte non è solo politica, non dobbiamo confonderci. I nostri antenati promotori del colore rosso poltrona avevano già fatto quest’errore. Non possiamo farlo un’altra volta, non ci crede più nessuno. Il colore rosso poltrona non è il colore di un moralismo delle cronache italiane.

Raphaela Rautenberg

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