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(immagine di Brochendors Brothers)
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Per Mafra Gagliardi

di Nella Califano

Ci lascia Mafra Gagliardi, psicopedagogista, consulente scientifica dell’Osservatorio dell’Immaginario Infantile di Torino e studiosa di teatro ragazzi, punto di riferimento per lo studio delle dinamiche della ricezione infantile a teatro e del rapporto tra teatro ed educazione. Il suo sguardo attento e illuminato è stato una bussola indispensabile per orientarsi nello sterminato e misterioso mare dell’infanzia a teatro. Come lei stessa dice in apertura di uno uno dei suoi numerosissimi interventi, si è occupata da sempre della scena per giovani e giovanissimi perché ha trovato in questo settore la concretizzazione di due sue grandi passioni e cioè il teatro e l’infanzia.

Uno dei suoi testi fondamentali La bocca dell’immaginazione. La scena teatrale e lo spettatore bambino (Titivillus, 2007), racconta di un progetto di ricerca sullo spettatore bambino promosso dall’ETI tra il il 1997 e il 2001, dal titolo Il tempo dello spettatore, che ha coinvolto i 16 centri di produzione teatrale italiani. I materiali prodotti grazie a questionari, interviste, disegni dei bambini coinvolti nell’indagine e vari altri dispositivi sono tutt’ora preziosissimi per quanti si occupano di teatro per le nuove generazioni. Mafra Gagliardi era interessata a comprendere cosa ci fosse dietro al comportamento dei bambini e delle bambine nel momento della fruizione teatrale, quali elementi incidessero sulla loro percezione, sulle loro emozioni, sul loro aspetto cognitivo e più in generale si domandava che cosa significasse per loro andare a teatro. Non a caso il titolo del libro appena citato si ispira alla risposta di un bambino alla domanda: “stare a teatro è come…?”. Stare nella bocca dell’immaginazione è la metafora che il giovane spettatore utilizza per descrivere la sua esperienza.

Sono tanti i volumi che si potrebbero citare, da quelli più legati alla sua attività di psicopedagogista e di ricercatrice a quelli in cui compare come autrice di racconti per l’infanzia, ma Nella bocca dell’immaginazione resta il testo che forse più di ogni altro tenta un affondo profondissimo non solo nella relazione tra infanzia e teatro, ma nell’infanzia stessa, che Mafra Gagliardi conosceva molto bene. Sembra impossibile potersi avvicinare al teatro per le nuove generazioni, come studiosi o come artisti, senza aver sfogliato le pagine di questo libro, che racchiudono la sostanza di decenni di studi e di osservazioni sullo spettatore bambino che la Gagliardi tiene molto a precisare non essere una forma ridotta, rimpicciolita dello spettatore adulto, ma un tipo diverso di spettatore, se vogliamo anche migliore, perché vive lo spettacolo teatrale con un’intensità, una partecipazione che gli adulti hanno in parte perduto.

(immagine di Anna Deflorian)

Lo spettatore bambino è sensibile alla metafora, è osservatore attivo, è attento al particolare, si affida al codice visivo più che a quello fonetico che si concentra sulle parole del testo, e infatti è più interessato a come viene raccontata una storia che alla storia stessa, percepisce come fondamentale la relazione con l’attore, è consapevole di vivere a teatro un’esperienza collettiva, partecipa intensamente allo spettacolo fino a identificarsi nei personaggi o a proiettare in essi parte del suo essere e in ogni spettacolo coglie sempre un riferimento alla sua esperienza. Questa carrellata di concetti, che Mafra Gagliardi argomenta ne La bocca dell’immaginazione e dei quali fornisce esempi grazie alle frasi dei bambini e delle bambine in risposta ai questionari a loro offerti, sono ormai noti, ma non sono stati sempre così scontati e, anzi, ancora oggi c’è bisogno di ribadirli. Non a caso uno dei grandi lavori di Mafra Gagliardi è legato alla formazione degli insegnanti e delle insegnanti, nei quali lei stessa, a sua volta docente per tanti anni, riscontrava la mancanza della pedagogia dell’arte nella loro preparazione.

Il suo obiettivo è stato quello di formare insegnanti affinché diventassero mediatori e mediatrici con caratteristiche ben precise: capacità di alimentare nei bambini e nelle bambine curiosità verso gli spettacoli ai quali avrebbero dovuto assistere; evitare di scegliere spettacoli in funzione della loro ricaduta didattica, (rischiando di creare inoltre un circolo vizioso per cui le compagnie di teatro sarebbero state spinte a realizzare solo spettacoli orientati in questa direzione); resistere alla tentazione di spiegare ai bambini e alle bambine il significato degli spettacoli lasciando loro la possibilità di un’interpretazione soggettiva. Il percorso è ancora lungo, ma è anche grazie al lavoro di Mafra Gagliardi che possiamo continuare a insistere su questa strada.

Non possiamo che esprimere gratitudine nei confronti di una studiosa, attivissima fino alla fine, che è stata capace di far emergere degli aspetti fondamentali legati non solo al teatro per le nuove generazioni, a partire dal necessario intreccio tra teatro, scuola ed educazione, ma soprattutto sull’osservazione attenta del bambino a teatro, senza i quali non sarebbe stato possibile affinare la ricerca sul teatro ragazzi dal punto di vista artistico e intellettuale. Padri e madri del teatro ragazzi non sono stati dunque soltanto artisti e artiste che hanno avuto il pregio di indagare nuovi linguaggi, ma anche chi, come Mafra Gagliardi, ha riportato l’attenzione sul destinatario e sull’infanzia in generale, fornendo gli strumenti necessari alla costruzione dell’incontro tra l’artista e il giovane spettatore e ponendo l’accento sull’importanza per i bambini e le bambine di uscire dai soliti schemi cognitivi attraverso l’esperienza teatrale, capace di trasformare i processi emotivi in processi di conoscenza.

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