Introduzione
Le parole proposte hanno una loro derivazione da spettacoli e concetti di circo contemporaneo, ma gli autori suggeriscono anche ibridazioni con altri mondi performativi (e non solo) consapevoli che proprio nel mescolamento di linguaggi e parole la creazione artistica vive una sua possibilità di diffusione.
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Circomorfosi (s.f.)
Con il sostantivo circomòrfosi, formato da circo e morfosi, intendiamo la capacità di utilizzare tecniche circensi (giocoleria, equilibrismo ecc.) per attivare una variazione della forma scenica del corpo e/o della voce oppure per alterare una postura dello e nello spazio.
La parola è stata desunta dallo spettacolo di Fabrizio Solinas Little Garden, in cui l’acrobata per trasformarsi in dinosauro, mammifero o uccello effettua esercizi e numeri di giocoleria con tre palline. Quel principio rotatorio trasfigura il comportamento umano per trasferirlo in una incarnazione dell’animalità che compie una sorta di ciclo ecologico continuo.
Analizzando una sequenza fotografica di quella performance ricostruiamo la modalità in cui avviene la circomorfosi.

Little Garden
(2022). Credit: Alessandro Villa
In un primo momento è l’esercizio con le palline a caricarsi di qualità cinetica e a trasformare l’atteggiamento del performer (Foto 1).

Little Garden
(2022). Credit: Alessandro Villa
Nel gioco poi emerge la figura animale e le palline sono la traccia visibile di questo passaggio nel modo in cui vengono impugnate e lanciate. In questo momento si vede una sorta di ibrido pronto alla trasformazione (Foto 2).

Little Garden
(2022). Credit: Alessandro Villa
Da quella forma transitoria si genera una figura nuova, in questo caso una scimmia, che continua a utilizzare le palline come struttura di gioco, temperatura di uno stato d’animo e possibilità relazionale con gli spettatori (Foto 3).
Fabrizio Solinas ha, infatti, colto questa possibilità dall’osservazione del mondo animale, in cui lontre, uccelli e scimmie giocano e fanno evoluzioni con oggetti e sembrano naturalmente predisposti alla giocoleria oppure hanno delle protuberanze che, nell’immaginario dell’artista, diventano palline colorate (Audio 1).
La circomorfosi attiva, quindi, il principio di figurazione e trasfigurazione di forme del performer che, in questo caso, si finalizza nell’incarnazione di un altro essere vivente. In questo senso la vita di un singolo, il bios, si relaziona con la molteplicità dei viventi, la zoe. Se il circo tradizionale individuava nel rapporto con l’animale lo strumento per ribadire una separazione specista (Foto 4), operazioni artistiche come quelle di Solinas tendono a utilizzare la performatività come superamento continuo di questo confine attraverso le molteplici possibilità di azione del corpo in stato di rappresentazione.

D E F
G H I
J K L M N O
P Q R S
Tragicoreutico (agg. m.)
Aggettivo che designa il processo di sublimazione ironica dell’imminente tragico attraverso il movimento, nell’esatto momento in cui il gesto corporeo interviene per contenere le emozioni più violente scatenate dalla consapevolezza del carattere tragicomico dell’esistenza.

Exentanz
(1914)
Uno spettacolo tragicoreutico è tale perché scatena l’inversione della sensazione moderna di distacco rispetto allo spettacolo e, come invece rileva Nietzsche per la nascita della tragedia, genera una sensazione di mimesi con la realtà quotidiana.
Ciò accade ad esempio nello spettacolo Lento e violento, con cui Valentina Cortese percorre le fractures, cioè le deviazioni dal reale, come antidoti all’irrazionalità di alcuni aspetti della vita stessa. L’uso delle ripetizioni verbali e degli intercalari innescano il meccanismo della risata ma, poco prima che essa sfoci nella disperazione di fronte all’insensatezza delle situazioni che ci troviamo a fronteggiare (esemplificate dall’uso del doppio scenico), ne contiene la violenza con l’atto corporeo. Nella tragicoresi, Melpomene e Tersicore, rispettivamente muse della tragedia e della danza, trovano la loro fusione massima.

Lento e Violento
(2022). Credit: Alessandro Villa
La degenerazione del linguaggio è una discesa ripida: la visione dei pertugi di realtà inspiegabili – forme di incursione del magico come i deja-vu -, attraverso la risata volta ad esorcizzare la tragedia dell’inesplicabile, si consuma in una forma corporea di argine della violenza di questa agnizione.

Lento e Violento
(2022). Credit: Alessandro Villa
Uno spettacolo tragicoreutico come Lento e violento recupera le lezioni del grottesco ligottiano ma lo dissacra attraverso la satira danzante tipica della tradizione del burlesque e potenziata dall’acrodanza di matrice circense. La sensazione di smarrimento sensibile innescata dal conflitto tra reale e desiderato, tra controllo e imprevisto, resiste soltanto dentro l’attimo di transizione, dalla dimensione stonata dell’incomprensione a quella armonica del gesto danzante e mimetico.
U V W X
Y Z
(immagine di copertina da commons.wikimedia.org)
Gli autori
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Dottorando in studi teatrali presso il Dipartimento delle Arti dell'Università di Bologna, il suo campo d'indagine è la relazione tra arti performative e gli spazi naturali. Frequenta convegni internazionali (EASTAP) e nazionali. Ha partecipato ai College di critica e archivio presso la Biennale di Venezia (Teatro). Si occupa di critica teatrale per varie riviste online.
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