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“Demoni” di Alessandro Miele e Alessandra Crocco. Cartolina da Foligno e Faenza 

di Rodolfo Sacchettini

Di solito nelle recensioni teatrali si svelano trama ed eventuali colpi di scena, senza tanti giri di parola. L’avvertimento “attenzione alto rischio di spoiler” lo si usa per il cinema o le serie tv, e quasi mai per il teatro. Perché? Vengono in mente almeno quattro plausibili ragioni:  la convinzione che chi legge la recensione non andrà mai a vedere lo spettacolo; chi legge e va vedere lo spettacolo è molto probabile che abbia dimenticato pressoché tutto, a parte forse il giudizio complessivo (vale la pena o no); il coup de théâtre di per sé vale quanto una bolla di sapone, l’importante è come ci si arriva e come è inserito nel discorso complessivo, ragion per cui è necessario da una parte prenderlo in considerazione per una analisi critica e dall’altra va esperito direttamente per essere compreso; i casi in cui il plot narrativo (canonico elemento di spoiler) è determinante sono a dir poco residuali.

Premesso tutto ciò, ci sono momenti in cui viene però naturale trattenersi e dire pochissimo, più per una forma di pudore e di rispetto che non per fare la figura del guastafeste. Il progetto Demoni di Alessandro Miele e Alessandra Crocco è uno di questi casi. In particolare per il primo e il secondo “frammento”. Demoni – Frammento#1 _ MARIJA si è visto a Foligno, organizzato da quella nuova realtà (da poco ha festeggiato un anno), vivace e seria, che è Zut!, una piccola sala, allestita molto bene e curata nei dettagli da Zoe Teatro. Demoni – Frammento# 2- LIZA si è visto anche a Wam!, festival organizzato da In_Ocula, Iris e Menoventi, a Faenza. In entrambi i casi lo spettacolo non superava i sette minuti ed era ambientato nel silenzio di ampi e antichi saloni. Gli interni dei palazzi storici, spesso sconosciuti o inaccessibili, presentano sorprese meravigliose, soprattutto quando si respira l’aria del tempo e sembra, attraversando una porta, di entrare nei secoli passati. Le ampie scalinate del Palazzo Candiotti a Foligno e del Palazzo Ginnasi Ghetti a Faenza rendono l’entrata e l’uscita come un’ascesa o uno sprofondamento interiori. Poi ci sono le parole e i personaggi di Dostoevskij, talmente distillati da suonare semplici e da far vibrare archetipi letterari legati all’abbandono, al tradimento all’amore. Poi c’è un’attrice molto brava, e accade così di essere trapassati da uno sguardo e allo stesso tempo di poter osservare per pochi interminabili minuti le sfumature di un’anima, come accade nelle pagine dei grandi romanzi russi. E infine ci siamo noi (tu, io…), il pubblico, in entrambi i casi invitato a partecipare uno per volta, da soli, guardando e ascoltando non da spettatori, ma da personaggi; anche noi precipitati improvvisamente dentro la storia.

foto di Davide Maldi

L'autore

  • Rodolfo Sacchettini

    Critico teatrale, è tra i fondatori di Altre Velocità e collabora con la rivista Gli Asini. Dal 2004 conduce una rubrica radiofonica di attualità teatrale su Rete Toscana Classica. Ha curato svariate pubblicazioni nell'ambito del teatro ed è stato codirettore del Festival di Santarcangelo per il triennio 2012-2014 e presidente dell'Associazione Teatrale Pistoiese.

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