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Save the last dance_7 settembre-29

#12 Nel cuore dell’ultima danza

di Altre Velocità

Le mura della sala consiliare di Gradisca d’Isonzo domenica 7 settembre hanno fatto da cornice all’emozionante performance Save the last dance for me, ideata da Alessandro Sciarroni assieme ai danzatori Gianmaria Borzillo e Gianfrancesco Giannini.

In questo spettacolo di circa 20 minuti, gli artisti hanno lavorato sui passi di un ballo bolognese chiamato Polka Chinata. Si tratta di una danza risalente agli inizi del ‘900, in origine eseguita da soli uomini. La danza è particolarmente faticosa e impegnativa ma soprattutto vorticosa,  in quanto prevede che i danzatori, abbracciati l’un l’altro, girino velocemente trasformandosi quasi in un unico corpo, piegandosi contemporaneamente sulle ginocchia, quasi a toccare terra.  

Save the last dance for me è un dialogo tra il moderno e l’antico, che mette insieme un’antica tradizione e il ritmo di una musica techno. Il ballo, quindi,  possiede una duplicità: da un lato ha una componente conservativa, dettata dal tradizionale ballo, dall’altro è trasgressivo e, con l’aiuto della modernità della musica, vuole smantellare stereotipi sociali e di genere.

Gianmaria Borzillo e Giovanfrancesco Giannini entrano e si posizionano: indossano camicie leggere e ben stirate – una azzurra e una sui toni marroni – pantaloni eleganti, scarpe da ballo, capelli in ordine, un po’ stile anni ’60. L’esibizione è semplice, abbastanza ripetitiva, ma mai noiosa. I due ballerini girano per la stanza, lungo i lati del rombo disegnato a terra, mentre il pubblico è disposto ai margini della sala. Danzano roteando rigidi ma svelti e silenziosi; i loro piedi sembrano quasi volare, delicati come i passi di un gatto. Leggeri come foglie. I visi sono seri e concentrati. Non si guardano mai negli occhi. Sembrano quasi rifiutarsi, impassibili. La musica aumenta, accelera e si complica. Così anche il loro ballo al quale si aggiungono piroette veloci, sempre di più, fino a quando non diventano un unico turbinio che li porta al centro della stanza. Si abbassano roteando e sorreggendosi. La tensione sulle braccia e sulle dita delle mani è visibile. Piroetta dopo piroetta la serietà svanisce, viene portata via dalla danza. Le espressioni dei loro volti, giro dopo giro si ammorbidiscono. Più il rifiuto e la tensione si sciolgono, più sorridono: dapprima qualche accenno, fino ad arrivare a una completa felicità. Ora si guardano negli occhi. Si stringono, sudano, faticano, ridono. Ora sorride anche il pubblico. Sembra così facile questa danza adesso. Salgono e scendono insieme, come un’unica trottola. Girano senza fermarsi. Hanno il fiatone. La musica rallenta. Poi si ferma. Ora i loro passi e i loro forti respiri riempiono la stanza. Non sono più silenziosi, seri e leggeri. Ora sono forti, veloci, vigorosi e felici. Improvvisamente tutto accelera, i loro corpi roteano così velocemente che non si distingue quasi più chi sia uno e chi l’altro. Si vede solo una figura fluida, un corpo solo che gira al centro della sala, come se la tecnica avesse lasciato spazio a qualcosa di più profondo. Quel movimento continuo sembra la traduzione fisica di un sentimento che cresce piano piano e invade lo spazio. Il ballo pare essere un mezzo di comunicazione che si sostituisce alle parole. 

Save the last dance for me: ora comprendiamo il titolo “salva un ultimo ballo per me”. Riservare un momento di danza, di condivisione e di vicinanza si può parafrasare in una chiara dichiarazione di sentimenti. Cosa c’è di più romantico se non un ultimo ballo insieme? Questa aggiunta di “ultimo” tratteggia forse un tono nostalgico, ma nulla esclude che questo titolo si addica alla dolcezza e alla sintonia che il pubblico ha visto nascere nella sintonia tra i due danzatori. Se all’inizio sembrava ballassero per obbligo, alla fine pare quasi nasca un amore tra i due, non necessariamente sessuale, ma platonico, astratto ma autentico, intenso. Piroetta dopo piroetta, i due danzatori hanno abbandonato la perfezione tecnica e la precisione lasciandosi andare ai sentimenti. Così Gianmaria e Gianfrancesco si sono trasformati ed è nato un legame profondo fra loro sotto gli occhi di tutti. I sentimenti sbattuti in faccia, mostrati apertamente, nulla di segreto, nulla da nascondere a chi guardava. Il sentimento che sembra essere nato in questo turbinio di piroette ha, infatti, coinvolto anche gli spettatori che hanno applaudito fortemente e a lungo alla conclusione della performance. 

La performance si conclude con un piccolo omaggio alla tradizione: i due ballerini si esibiscono nuovamente nei passi classici della Polka Chinata, accompagnati dalla musica tipica. Lasciata da parte la modernità, si dedicano completamente alla tradizione che però non cancella quello che è appena accaduto: il vero ballo che ha unito contemporaneità e antichità si è già svolto ed è stato un intero percorso, una metamorfosi che nonostante sia stata veloce, quasi fulminea, ha coinvolto emotivamente e profondamente lo spettatore.

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