Lo spettacolo si è svolto all’aperto, sul prato che si estende fuori dalle Mura di Porta Nuova a Gradisca d’Isonzo. Un contesto essenziale, senza palcoscenico rialzato né quinte, dove il pubblico ha potuto assistere a pochi metri dai performer. I due danzatori, vestiti con abiti semplici – una maglia rossa per uno, blu per l’altro – hanno danzato direttamente a contatto con l’erba, lasciando che il terreno irregolare influenzasse postura e movimenti. La scelta di non separare il gesto coreografico dalla natura circostante ha sottolineato il carattere intimo e diretto della performance, portando lo spettatore a percepire la danza come esperienza condivisa e non mediata.
In Pornodrama, Camilla Guarino e Giuseppe Comuniello trasformano la scena in un luogo fragile e poroso, dove il corpo racconta e la parola accarezza il silenzio. I performer descrivono in prima persona ciò che il loro corpo percepisce: la presenza dell’altro, il vuoto, la densità dello spazio, il peso del silenzio e la vibrazione di una voce vicina. È un racconto che non pretende di essere ascoltato fino in fondo, ma che suggerisce, invita, lascia margini allo spettatore per completare l’esperienza con la propria sensibilità.
Si entra in un’intimità fatta di battiti e respiri, come appoggiare l’orecchio sul petto di qualcuno per sentirne il cuore, o riconoscere un odore familiare avvicinandosi alla pelle. Questa prossimità genera una tensione delicata, dove la vulnerabilità non è spettacolarizzata ma condivisa.
Un’interprete LIS, integrata nella partitura coreografica, rende lo spettacolo accessibile anche a persone sorde. Ma qui l’accessibilità non è una cornice aggiuntiva: diventa parte viva della scrittura scenica. Il segno è gesto, danza, corpo che amplifica e riscrive le parole. Non si limita a tradurre: i suoi gesti si intrecciano con i movimenti dei performer, creando momenti di scambio diretto. I corpi stessi dei danzatori cercano la vicinanza, la coinvolgono nella coreografia, sincronizzano il ritmo con quello delle sue mani. Questa triangolazione trasforma la traduzione in azione scenica: il segno diventa danza, la danza parola visibile. In questo modo l’interprete non appare come elemento esterno, ma come terzo corpo in dialogo costante con gli altri due, arricchendo la partitura con nuove stratificazioni di senso. Parallelamente, il pubblico segue lo spettacolo attraverso un sistema di audiodescrizione in cuffia. Le parole, pronunciate in tempo reale dagli stessi performer, restituiscono ciò che i corpi stanno vivendo sulla scena: tensioni muscolari, contatti con l’erba, respiri, percezioni dello spazio. Questo dispositivo, nato originariamente per rendere la danza accessibile a persone cieche e ipovedenti, diventa parte integrante dell’esperienza, trasformando la descrizione in materia poetica. Non più semplice mediazione, ma drammaturgia: l’audiodescrizione si fa racconto, amplificando la percezione di tutti gli spettatori.
La scelta di presentare Pornodrama alle Mura di Porta Nuova di Gradisca d’Isonzo non è neutra: l’architettura antica, con le sue pietre che custodiscono secoli di storia, diventa cassa di risonanza per un’opera che interroga la memoria del corpo. La solidità del luogo contrasta e al tempo stesso sostiene l’effimero della danza: corpi che passano, parole che si dissolvono, respiri che si perdono nell’aria. Lo spettatore percepisce la fragilità dell’istante di fronte alla persistenza del muro, come se l’intimità della performance trovasse una controparte nella resistenza della materia.
Pornodrama è un invito a spiare senza invadere, a sentire senza possedere. Una danza che restituisce la complessità dell’intimità, intrecciando voce e corpo, presenza e assenza. Nel cuore delle Mura di Porta Nuova, lo spettacolo si tinge di un’eco più profonda: il dialogo tra la fragilità del gesto e l’eternità della pietra si fa rito silenzioso, dove lo spettatore non guarda soltanto, ma si lascia attraversare da una vibrazione antica e collettiva, come un respiro che unisce tutti.
Caterina Fonda
L'autore
-
Redazione intermittente sulle arti sceniche contemporanee.


